Prog è tornato in edicola!

Sessanta numeri, e non sentirli. Prog Italia raggiunge un traguardo importante con un numero denso, nostalgico e potente, che parla di passato, presente e trasformazioni.

Un’edizione che non solo celebra il rock progressivo, ma fa i conti con le sfide dell’editoria oggi: tirature difficili da distribuire, costi in aumento, edicole che chiudono. Ma Prog Italia resiste. E lo fa con un numero che suona come un manifesto.

La copertina è dedicata a Klaus Schulze e ai 50 anni di Timewind, capolavoro assoluto della musica elettronica. Un viaggio cosmico raccontato attraverso un’intervista inedita e un’analisi che restituisce tutta la grandezza di Schulze e della sua visione sonora, sospesa tra sintetizzatori artigianali e misticismo wagneriano.

Nel cuore del numero troviamo poi un approfondito focus su Rustichelli & Bordini, pionieri di un prog italiano essenziale ma visionario. La loro Opera Prima torna protagonista, arricchita da materiali rari e foto inedite. Accanto a loro, la nuova generazione: i Wilson Project raccontano il secondo album Atto Primo, un concept che fonde opera lirica e rock progressivo, scritto con rigore e ambizione sinfonica.

E ancora:

  • Pink Floyd e il mito di Live at Pompeii, con le bobine restaurate del film che li ha resi immortali

  • King Crimson e Thrak, trent’anni dopo: il racconto del “doppio trio” e della svolta degli anni ’90

  • Un’intervista a Arthur Brown, artista di culto e presenza trasversale nel prog e oltre

  • Omaggi a Demetrio Stratos, Lucio Battisti (Anima Latina), e Banco del Mutuo Soccorso

  • Il ritorno del prog sinfonico con i Nuova Era, il rock elettronico di Maurizio Di Tollo, l’underground UK più oscuro e contaminato

Prog Italia #60 è anche una riflessione sulla memoria e sull’identità del suono. Ogni intervista, ogni recensione, ogni foto sembra ricordarci che la musica non è mai soltanto ascolto: è gesto, è visione, è militanza.

Una rivista che cambia forma, ma non intenzione. Che resiste anche quando il mercato impone scelte difficili. Perché “senza memoria non c’è futuro”, e il futuro del prog – come dimostra ogni pagina – è ancora da scrivere.

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