Era il 1999 quando gli Skunk Anansie salirono sul Pyramid Stage del Glastonbury Festival come headliner, regalando una delle esibizioni più intense e memorabili della storia del rock britannico. Un momento epico che consacrò Skin come una delle frontwoman più iconiche di sempre.
Con la loro miscela esplosiva di rock, punk e impegno politico, gli Skunk Anansie portarono qualcosa di radicalmente nuovo su quel palco. Skin, con la sua voce tagliente e la presenza scenica magnetica, si impose come simbolo di potenza e ribellione. L’esibizione fu così feroce e carica di significato da entrare direttamente nella storia del festival.
Non fu solo una vittoria musicale, ma anche un gesto simbolico: una donna nera, queer, con il cranio rasato e un’energia travolgente, a guidare un’intera folla nel tempio del rock alternativo. Un’immagine che avrebbe ispirato generazioni di artistə, dimostrando che il palco più importante d’Europa può (e deve) accogliere voci fuori dagli schemi.
Da quel momento in poi, Skin non fu più solo una cantante, ma una figura di riferimento per chiunque si sentisse fuori posto nel mondo del rock. Con gli Skunk Anansie ha continuato a distruggere barriere, spargere potenza e rivendicare uno spazio a suon di riff e verità urlate in faccia.