Nel 1984 Gary Moore aveva 32 anni ed era considerato uno dei migliori chitarristi della Gran Bretagna. In realtà, si sentiva dire quanto fosse bravo da quando aveva 10 anni e suonava nei pub irlandesi. Non era certo questo genere di complimenti a tenerlo sveglio la notte. Con il viso sfregiato (risultato di una rissa al pub una sera che era troppo sbronzo per ricordarla al mattino) e i capelli alla come capitava (cosa comune per i rocker capelloni degli anni Settanta che aggiornavano il loro taglio per adeguarsi al trend "il rock è morto" degli anni Ottanta), Moore appariva come una figura tormentata, sia sul palco, dove il suo modo di suonare era intensamente aggressivo anche nei momenti più teneri, sia lontano dal palco, dove anche i suoi vecchi amici a volte prendevano un po’ le distanze.
“A Gary il successo piaceva”, mi disse Eric Bell, suo amico d’infanzia e predecessore nei Thin Lizzy. “Ma non so se sia mai stato veramente felice. Era un perfezionista, spesso a suo discapito”. Moore abbandonò il suo primo gruppo come professionista, Skid Row, alla vigilia di un tour negli USA, adducendo come motivo la sua frustrazione per i loro “limiti”. Aveva appena 19 anni, ma già era “molto deluso”…
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