ANOMALIE CRIMSONIANE

King Crimson © Creative Commons
Parliamo di THRAK, l’album dei King Crimson uscito nel 1995 che segna il ritorno a una musica spontanea, in contrasto con l’elettronica degli anni ’80.

THRAK è un episodio “anomalo” nella vita dei King Crimson, anche se probabilmente non lo percepì così chi li seguiva al momento in cui venne pubblicato. Stiamo parlando di una line-up che, nei fatti, ha pubblicato solo questo album. Poi sì, alcuni live, un disco di improvvisazioni legate proprio al brano THRAK (THRAKATACK nel 1996), il precedente interessantissimo Ep VROOOM nel 1994... ma se parliamo di album contenenti i brani originali di questa particolare fase dei King Crimson, il disco è solo uno: THRAK, del 1995, di cui ricorre quest’anno il trentennale.

La precedente avventura del Re Cremisi era finita nel 1984, quindi undici anni prima, con THREE OF A PERFECT PAIR, terzo (bellissimo) album della trilogia degli anni Ottanta, assolutamente calato nella sua epoca eppure allo stesso tempo pieno di elementi diversi, sperimentali (si veda a riguardo anche l’articolo pubblicato su «Prog Italia» numero 53).

Ma cosa è avvenuto in quegli undici anni che ci conducono a THRAK? Fondamentalmente arrivavano musicalmente gli anni Novanta, che avevano come primo obiettivo di “rinnegare gli Ottanta”: rifiuto quasi assoluto dell’elettronica, ritorno a una musica più “genuina”, più “suonata”, con minore utilizzo di sequenze e (almeno nelle intenzioni) maggiore autenticità. Torna anche la voglia di sentire suonare “i musicisti”, non i programmatori; quindi la spontaneità torna alla ribalta, quasi una forma di protesta contro i numerosi contesti elettronici e freddi che avevano caratterizzato il decennio precedente. Il grunge arriva al successo commerciale, caratterizzando moltissimo quegli anni. È un movimento alla fine originale, ma si rifà a una serie di influenze che accosta in modo spesso discontinuo o “il logico”, ma efficace: quindi troviamo il punk associato al funk, l’hard rock alla psichedelia, ma anche il prog alla new wave... insomma va bene quasi tutto, a patto che sia sincero, spontaneo, che non sia costruito.

 

Estratto dal testo a cura di Andrea Pavoni nell'ultimo numero di PROG, disponibile in edicola e online!

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