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Le rivelazioni del nuovo libro su BON SCOTT

Il nuovo libro scritto da Jesse Fink su Bon Scott sta toccando molti nervi scoperti: a partire dall’apparente causa di morte, fino al suo reale contributo nella creazione di “Back in Black“…

Bon: The Last Highway takes è il nuovo libro di Jesse Fink, che esplora gli ultimi anni di vita di Bon Scott, compreso il tempo trascorso a Miami, dove gli AC/DC hanno lavorato ad Highway to Hell all’inizio del ’79, fino alla morte del cantante il 19 febbraio del 1980.

Il libro sta facendo molto discutere e sembra aver scoperto nuovi livelli di informazione, compresa una teoria che non piace proprio a tutti, secondo cui Scott sarebbe morto a causa di overdose di eroina. Fink ha perciò deciso di rompere il silenzio e parlare con Ultimate Classic Rock di alcuni aspetti scottanti e controversi della sua nuova uscita…

“Se Bon Scott fosse morto oggi sarebbe stata una storia completamente diversa…”

Durante l’intervista, viene chiesto a Fink di approfondire la questione della nuova teoria sulla morte di Scott, secondo la quale il medico legale non avrebbe fatto tutti gli accertamento del caso in maniera esaustiva. “Non credo che gli esami del sangue siano la cosa più affidabile quando si tratta di eroina” ha cominciato Fink, “L’eroina viene metabolizzata molto velocemente dall’organismo dopo averla assunta, se fossero stati fatti altri test tossicologici, o gli esami delle urine, sono certo che una droga qualsiasi sarebbe stata rilevata nel sistema di Bon. Dal momento del ritrovamento del suo corpo, alla fine delle investigazioni, effettivamente sono trascorse soltanto 72 ore. E’ stato tutto incredibilmente veloce. Gli hanno aperto lo stomaco, ci hanno trovato mezza bottiglia di whisky e hanno subito sentenziato ‘Oh, è morto a causa dell’alcol’. La storia di Bon legata alla droga non è mai stata davvero portata avanti. In realtà, il coroner avrebbe avuto tutte le informazioni necessarie per esaminare come si deve il suo caso.

Parlando della fama di Scott al tempo della sua morte, Fink dichiara: “Se leggessi i ritagli di giornale di quella settimana, vedresti che molti titoli non hanno nemmeno riportato il suo nome. Non era così famoso. L’indagine sulla sua morte si sarebbe potuta trasformare in qualcosa di molto più grande. Se Bon Scott fosse morto oggi sarebbe stata una storia completamente diversa. Voglio dire, basta guardare Chris Cornell, Bon è stato molto più significativo di Cornell, ma le persone continueranno a parlare di lui per gli anni a venire.

HOLLYWOOD – CIRCA 1977: Singer Bon Scott, who died in early 1980, belts out a number circa 1977 in Hollywood, California. Rhythm guitarist Malcolm Young can be seen in the background. (Photo by Michael Ochs Archives/Getty Images)
Foto via: www.metalinjection.net

Bon Scott è stato molto importante nella creazione di “Back in Black“, non soltanto come fonte d’ispirazione…

Un altro punto attorno a cui si snoda il libro di Fink, riguarda il reale ruolo giocato da Bon nella creazione di Back in Black, i co-fondatori degli AC/DC, nonché leader, hanno più volte sostenuto che Bon sia stato fondamentalmente l’ispirazione dell’album. Fink, al contrario, crede che Scott sia stato determinante e abbia ricoperto un ruolo molto più importante…
Ho sempre avuto l’impressione che ‘You Shook Me All Night Long’ fosse una canzone di Bon. Non ci sono prove concrete, ma tutti quelli che li conoscono e che li hanno frequentati all’epoca la pensano come me. Doug Thaler, il booking agent americano del gruppo, che era un buon amico di Scott, mi ha sempre detto ‘Puoi scommetterci che ‘You Shook Me All Night Long’ sia di Bon!’. Credo che le informazioni raccolte nel libro siano sufficienti per dare credibilità alla mia idea. La sera della sua morte, chiamò Silver – Smith, la sua “fidanzata” inglese – e le disse: ‘Silver, ho finito il testo. Viene, usciamo a festeggiare.
Una manciata di ore successive, Bon sarebbe stato ritrovato morto in una Renault 5 al 67 di Overhill Road

 

 

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