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Elton John: quando il poprock divenne anacronistico

Nell’estate del 1978, Elton John s’immagina la propria morte. A soli 10 anni dal suo primo 45 giri, il re del pop è fisicamente, psichicamente e artisticamente a pezzi: cosa lo ha ridotto così?

E’ il 18 agosto 1978, una domenica. Elton John è seduto al pianoforte e strimpella una melodia malinconica, ispirato dagli strani pensieri che gli affollano la mente: “Mi vedevo fluttuare nello spazio, mentre osservavo dall’alto il mio corpo, immaginando di stare per morire”. Il giorno dopo, il musicista apprende che proprio in quelle ore Guy Burchett, un ragazzo diciassettenne impiegato come corriere dalla sua etichetta discografica, perdeva la vita in un incidente motociclistico. Quell’abbozzo di brano diventerà Song For Guy, lo strumentale posto a chiusura di A SINGLE MAN, il suo 12° album di studio, pubblicato due mesi dopo e oggi, ironia della sorte, ricordato soltanto per quegli struggenti 6 minuti e 53 secondi di musica senza parole. Probabilmente, mentre quel macabro senso di morte lo opprime, Elton sta inconsciamente facendo il punto della situazione: la sua vita professionale e personale sta andando a puttane.

Con il punk e la new wave ormai sulle prime pagine, il suo classico scintillante poprock appare anacronistico e inservibile. Appena cinque mesi prima, a 10 anni esatti dal suo primo 45 giri solista, un goffo tentativo di cavalcare le tendenze del momento (il singolo Ego) gli ha regalato uno dei flop più brucianti della sua carriera: la canzone è uno scarto delle session dell’album del 1976 BLUE MOVES e parla di una superstar ormai scollata dalla realtà e ossessionata solo dal culto di se stessa, ma evidentemente agli occhi di stampa e pubblico resta uno scarto e, soprattutto, è tragicamente autobiografica. Ma l’insuccesso di Ego è solo la punta dell’iceberg: il vero problema è Bernie Taupin, il paroliere con cui Elton ha diviso tutto, aspirazioni, sogni e successi. Da più di un anno, i due sono separati in casa: uno in Inghilterra, l’altro in America. Nel disperato tentativo di disintossicarsi da cocaina e alcol, Taupin si è rifugiato in Messico: lì ha conosciuto Alice Cooper e ha iniziato a scrivere per lui. Ingelosito, Elton ha accettato la corte di un paroliere raccomandatogli da Kiki Dee, Gary Osborne. Come dirà poi Bernie: “con BLUE MOVES avevamo toccato la vetta. Quello era stato il nostro monte Everest”.

Leggi l’articolo completo nel numero 64 di Classic Rock Italia, uscito in edicola a fine febbraio oppure disponibile cliccando qui.

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Tags: elton john

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