Nel giugno del 2017 è uscito “Mare nero”, il tuo Otto e mezzo (per parafrasare Fellini) – nel senso che la tua discografia ufficiale si compone di otto dischi e un Ep, ma avevi iniziato a suonare in pubblico con continuità già dal 1997. Vogliamo provare a ripercorrere questi vent’anni di lavoro? A quando risale la tua passione per la musica?
Il mio primo “grande viaggio” lo feci a sedici anni (1988) per andare da Lecce a Torino a trovare Fausto Amodei: mi ero già appassionato alla canzone d’autore e in particolare ai Cantacronache – ascoltati sui vecchi dischi di un amico. Amodei mi aveva colpito per la sua raffinatezza di scrittura in rapporto alla radicalità dei temi, gli mandai una lettera, mi rispose e m’invitò. I miei genitori, come regalo per la promozione a scuola, mi affidarono ai parenti emigrati per farmi incontrare il mio mito. Così giovane e già così malato di canzoni che nessun altro ascoltava!
(Il seguito dell’intervista di Vito Vita si trova sul numero 13 di «Vinile»)
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