In tv, di trasmissioni musicali se ne erano ormai viste di tutti i tipi: passerelle per debuttanti, serate d’onore per vedette, festival in smoking, riempitivi di poche pretese, collegamenti alla bersagliera da nightclub, roof garden, saloni delle feste e località di villeggiatura, giochi e giochini per grandi e piccini, languide retrospettive, riviste polverose soffocate di piume e tendaggi, show all’americana, trasposizioni di operette e commedie musicali, riprese sperimentali in esterna, centoni in costume, varietà a tema, originali televisivi canterini, accozzaglie di ospiti senza né capo né coda… Nel 1968 anche in RAI tira aria di rivoluzione (spifferi, più che bufere, ma tant’è). Dopo quindici anni in cui erano state battute quasi tutte le strade dell’intrattenimento musicale, si approfitta dell’estate per ripartire dal grado zero: il concerto dal vivo. Niente balletti, niente costumi (per tutti, abito da sera e via) e nessuna scenografia. Bastano l’orchestra e il maestoso organo Tamburini dell’Auditorium del Centro di Produzione di Napoli, uno dei più imponenti d’Italia con le sue 11.000 canne e la tastiera a cinque manuali, al quale in una puntata del 1969 e ancora del 1971 si sarebbe seduto il suo stesso progettista, il M° Fernando Germani, che l’aveva inaugurato nel 1963, all’apertura dell’Auditorium.
(Il lungo approfondimento di 12 pagine di Emmanuel Grossi è su “Vinile”, numero 15)
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