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Consigli utili per cantautori in difficoltà

Hai registrato una traccia, ma la voce di sente da schifo? Ecco alcuni consigli utili per cantautori in difficoltà (non fatevi prendere dal panico).

Avete il microfono, avete la scheda audio, avete il software, avete la chitarra. Siete pronti: è arrivato il momento di provare una registrazione. Già fatto? E come è venuta? La vostra voce si sente da schifo? Ok: non funziona esattamente come quando cantate al karaoke. Ricominciamo.

Una voce forte non può competere con una voce chiara, anche se questa non fosse altro che un semplice mormorio”, dice Confucio.

E ha senza dubbio ragione quando la voce trascina un messaggio musicale, fatto di parole e di note, ma anche di espressioni e di carattere. Discorsi artistici a parte, il nostro orecchio è estremamente sensibile alle frequenze della voce umana ed è abituato a distinguerne le inflessioni emotive, l’altezza tonale, il timbro. Tutti elementi che ci costringono a porre una certa attenzione alla ripresa microfonica della voce. Ma come fare ad ottenere una traccia vocale che abbia un impatto convincente, capace di trasmettere emozioni a chi la ascolta?

Regola numero 1 per cantautori in difficoltà: prima di mettersi a registrare, fermatevi a valutare l’ambiente circostante

Prima di cominciare a registrare, fermiamoci un attimo sull’aspetto più importante e decisivo per una buona take vocale: l’ambiente circostante. Avere un ambiente trattato acusticamente è un fattore cruciale per evitare cancellazioni di fase e rientri fastidiosi nel microfono che – a prescindere dalla qualità della nostra catena audio – distruggeranno la nostra performance rendendo il timbro povero, privo di vita, sottile e stridulo. Nel suono, come nell’immagine, l’ambiente è tutto. Basta pensare alle foto: una corretta e capace impostazione della luce fa la differenza tra una foto amatoriale e una professionale. E questo a prescindere dalla qualità della fotocamera. Trasliamo il concetto dalla luce al suono ed è facile capire come una stanza ben “suonante” possa essere lo strumento fondamentale, subito prima del microfono, per ottenere il risultato che ci si aspetta. Vale la pena approfondire la questione dicendo che più il microfono è di qualità e più sarà sensibile alle riflessioni della stanza, nel bene e nel male. Per questo, se non disponete di un luogo adibito dove poter registrare, forse la scelta di un microfono dinamico (al contrario di un condensatore) potrebbe essere auspicabile, perché meno suscettibile ai rientri dovuti al suono che rimbalza incontrollato tra le pareti, il soffitto e il pavimento. In ogni caso, se registrate in casa, scegliete la stanza con meno riflessioni, come ad esempio la camera da letto: materassi e tappeti forniscono infatti un’ottima fonoassorbenza occasionale limitando il riverbero.

Una dritta: piazzate il microfono davanti l’armadio aperto pieno di vestiti e registrate da lì. Sarà poco poetico avere davanti a voi il completo che non indossate più, ma il risultato potrebbe essere stupefacente. Se poi avete la fortuna di abitare in un luogo tranquillo e silenzioso, magari con un giardino, non esitate ad allestire una postazione di fortuna con il vostro portatile proprio lì, sull’erba o sulla terra. L’assenza di muri e la naturale fonoassorbenza proprio della terra e dell’erba vi scioglieranno dall’obbligo di prestare troppa attenzione alle riflessioni, ottenendo facilmente dei risultati dignitosi. Ma torniamo in casa (non tutti possiedono un giardino e non sempre la stagione permette certi esperimenti), alla vostra postazione creativa, e vediamo come posizionare il microfono.

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