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Tre domande a… Carolina Bubbico

Abbiamo intervistato l’eclettica cantante, pianista e compositrice pugliese.

Carolina Bubbico è un personaggio a 360° della musica italiana: cantante, pianista, autrice, arrangiatrice, direttrice d’orchestra: non ci sono limiti alla sua curiosità e creatività, esplose nel grande successo del suo album “Una donna” del 2015; le abbiamo chiesto qualche anticipazione dei suoi nuovi progetti.

Di Eugenio Mirti

Sono passati quasi quattro anni dall’uscita di “Una donna”: a che cosa stai lavorando?
Sono in fase di scrittura di un nuovo disco che sarà per me rivoluzionario perché supererà certi schemi che ho usato fino a questo momento; sono nella fase progettazione del concept e sto raccogliendo le (moltissime!) idee musicali. Sarà un disco molto inclusivo perchè vorrei che lavorassero con me tutte le persone che stimo e con cui ho lavorato fin qui; inoltre ci saranno alcune coallaborazioni che non voglio anticipare per scaramanzia!

Ti senti più pop, più jazz o più R&B?
Questo è il problema della mia vita! Catalogarsi e collocarsi da qualche parte non è per me una cosa semplice, e infatti non lo faccio con tanta facilità; il jazz è presente in molte delle cose che faccio; il soul mi diverte, ne seguo molto la scena contemporanea, come puoi ascoltare nella mia rivisitazione di “Prendila così”. Non mi ritrovo nel tipo di scrittura del pop inteso cone pop italiano, non scrivo così e non credo lo farò mai, sono modelli che non fanno parte del mio vocabolario musicale.

Saresti dovuta tornare a Sanremo come direttrice d’orchestra, cosa è successo?
In effetti mi è stato tolto l’incarico della direzione dell’orchestra a tre giorni dalle prove e dopo aver finito l’arrangiamento (Carolina avrebbe dovuto dirigere l’orchestra nel brano di Achille Lauro, NdR).
Non amo le polemiche; mi piace dire che dirigere è un esempio del divertimento che provo nel fare tante cose ed entrare nel discorso musicale da prospettive differenti; tutto è nato da necessità di sperimentare ruoli diversi; arrangiare un brano è diverso dallo scriverlo, che è diverso dal cantarlo, che ancora è diverso dal dirigerlo.

 

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