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L’intervista a DJ Ringo di Virgin Radio

Online l’intervista realizzata da Daniela Redaelli

DJ Ringo di Virgin Radio è sicuramente tra le voci “rock” più famose d’Italia; schietto e diretto come pochi, ci ha raccontato come ha incontrato la musica, la sua idea del rock contemporaneo, i regali che gli hanno fatto alcuni artisti straordinari che sono diventati suoi amici… un’intervista che racconta un personaggio che ha dato molto (e ancora lo fa) al rock in Italia e non solo, ricca di tanti aneddoti.

Alcuni estratti:

“In realtà ho perso le tracce della scena rock italiana degli ultimi anni… Ahimè, qualcuno si arrabbierà, ma devo dire che purtroppo non ho più trovato niente che sia riuscito ad accendermi qualcosa dentro”.

“In generale poi i giovani cantanti hanno le idee un po’ confuse anche rispetto a quello che richiede il mercato italiano: un giorno sono “rock”, l’altro sono “pop”, poi vogliono fare la “trap”… gli stili si mischiano, ma bisogna vedere se ne esce qualcosa di buono. Negli anni Novanta, in America, dall’esigenza di creare un nuovo sound e dall’incontro tra rock e hip hop è nato il crossover; ma si parlava di artisti come gli Aerosmith il cui famosissimo singolo Walk This Way (1975), venne riproposto in una nuova versione dal gruppo rap Run DMC creando un genere ibrido (crossover rap-rock) che si sarebbe sviluppato negli anni a venire. Penso poi ai Beastie Boys, nati come gruppo hardcore punk e indirizzati poi verso il crossover con No Sleep till Brooklyn, con un assolo del chitarrista degli Slayer, Kerry King e molti altri… Insomma, negli States ne è uscita una cosa di alto livello. Ma in Italia cosa possiamo fare? Mischiare Casadei con Sfera Ebbasta?”.

(A proposito dei Greta Van Fleet) “Le opinioni sono controverse su di loro perché nonostante la loro energia venga apprezzata molto, c’è chi dice che non abbiano fatto altro che riprendere lo stile dei Led Zeppelin. A mio parere i Greta van Fleet cantano e suonano da paura. Punto”.

Revolver” è il mio fardello (e divertimento!) da più di vent’anni, lo facevo già su Radio 105. Possiamo definirlo un programma “contenitore”, molto semplice come formato e gestito tramite una piccola redazione, dove vanno in onda dischi del passato e del presente, con l’aggiunta di un po’ di frivolezze di contorno che cercano di intrattenere tutte le fasce di ascoltatori. Da quello che percepisco dalle persone che incontro ogni giorno il programma piace ancora molto. La mia paura è quella di diventare noioso col tempo, perciò ho detto a mia figlia, che ha 19 anni e che mi ascolta: “Fammi un regalo. Quando sentirai che sono invecchiato, che non ho più energia e che il programma non va più, me lo devi dire. Io mi ritiro, mi metto in ufficio e faccio solo l’art director.” Per adesso mi sento ancora abbastanza fresco e giovanile”.

 

 

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