Terzo atto: tre domande ai Mad Fellaz

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Il gruppo di Bassano del Grappa ha pubblicato il terzo album, intitolato come i precedenti, con il numero progressivo dell’uscita: III.

Il risultato, nonostante alcuni cambi di formazione, prosegue il discorso Mad Fellaz che unisce i grandi nomi del passato e del presente.

Un estratto dell’intervista di Antonio De Sarno comparso su Prog 23, in edicola. 

Sul loro sito questa è la presentazione: “Siamo una band di Bassano del Grappa (VI) di musica originale e autoprodotta. I brani nascono dalle forti suggestioni dei grandi del passato (King Crimson, Gentle Giant, Pink Floyd, Area, Banco del Mutuo Soccorso, Yes, Jethro Tull) ma anche di band recenti (Opeth, Porcupine Tree e Tool). Sebbene le influenze principali provengano dunque dal progressive-rock, i Mad Fellaz rifiutano di cristallizzarsi in un genere già codificato e accolgono il genere nella sua natura profonda, quella dell’evoluzione e della ricerca continua che è il risultato di una commistione di diversi stili (rock, blues, fusion, jazz, classica, metal, latina o tribale) con l’obiettivo di creare musica indipendente e innovativa”.

All’intervista hanno partecipato: Paolo Busatto (PB), Carlo Passuello (CP), Ruggero Burigo (RB) e Luca Brighi (LB).

Il vostro primo disco era strumentale, il secondo era caratterizzato da una voce femminile e sfumature jazz. Il nuovo album invece è dominato da riff assassini e caratterizzato da una maggiore compattezza. Chi sono i Mad Fellaz e qual è stato il vostro percorso?
PB: Con questo terzo album si può ascoltare un lavoro sicuramente più maturo, una sorta di completezza raggiunta sviluppando la musica in maniera meno prolissa e più efficace. Questo risultato è stato possibile grazie all’esperienza maturata dai precedenti lavori.

Da dove arriva il vostro nome?
CP: Come i più attenti avranno notato, si tratta di un gioco di parole. Il nome è ispirato al film Goodfellas di Martin Scorsese. L’appellativo “Mad” è stato aggiunto per rimandare al nostro stile di vita fuori dal palco, a dir nostro goliardico e carnevalesco, anche se con il tempo ormai siamo diventati più “good” che “mad”.

Come avete conosciuto il vostro attuale cantante, Luca Brighi? Cosa vi ha spinto a scegliere proprio lui?
PB: Nel novembre del 2016 Jason e Anna, rispettivamente chitarra e voce, hanno lasciato la band. Dopo un breve periodo di smarrimento siamo andati alla ricerca di musicisti che fossero fortemente interessati a mettere anima e corpo nel nostro progetto, fino a quando sono usciti due conigli dallo stesso cilindro, ovvero Luca Brighi e Ruggero Burigo che suonavano già assieme in un progetto afro-beat. Un ringraziamento speciale lo devo a un amico che me
li ha fatti conoscere entrambi, Luca Ardini, sassofonista degli Endless Season, band rock-fusion in cui suono.

Dopo una prova avevamo capito all’istante che loro due potevano dare una marcia in più a questo progetto. Ruggero è un chitarrista di matrice jazz-fusion eccentrico e dalle improvvisazioni solistiche funamboliche, mentre Luca è un cantante di origine brasiliana dalla voce potentissima e calda. Proprio questa caratteristica di Luca ci intrigava parecchio perché una voce così non si è sentita spesso nel progressive rock, ma ormai chi ci conosce sa che i Mad Fellaz non hanno molta voglia di seguire delle regole.

L’intervita integrale su Prog 23 che si può acquistare qui.

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