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Bellissimi difetti: tre domande a La Municipàl

Il 29 marzo è uscito “Bellissimi difetti”, il nuovo album de La Municipàl: abbiamo intervistato Carmine Tundo

La Municipàl è il duo formato da Carmine e Isabella Tundo; dopo l’esordio con l’album “Le nostre guerre perdute” del 2016 i due musicisti hanno pubblicato l’EP “B Side” nel 2018 e il nuovo album “Bellissmi difetti” lo scorso 29 marzo; abbiamo intervistato Carmine, voce (con Isabella), chitarrista e batterista del duo.

Il secondo album è sempre un disco delicato: come l’avete vissuto e progettato?
È un album che è nato con una gestazione molto lunga; sia “”Bellissimi difetti” che il disco che lo seguirà fanno parte di un nucleo di canzoni scritte nello stesso periodo; il percorso è stato differente soprattutto nel senso che abbiamoc ercato di avvicinare il suono a quello che abbiamo live, con sonorità più potenti rispetto al primo disco. Come sempre il processo di scritttura è stata una specie di psicanalisi, ogni brano fa parte di un discorso personale ed emotivo.

 

Come lavorate alla scrittura delle canzoni?
La maggior parte dei brani nascono di getto dall’esigenza reale di dire qualcosa a qualcuni, sono in genere scritti per una persona ben precisa e molti sono infatti cantati in prima persona. Poi c’è una parte di svilippo successiva che prosegue il lavoro iniziale. Ultimamente gli spunti sono stati delle frasi e delle idee che ho registrato su dei memo vocali, poi sviluppati con lo strumento. La maggior parte delle volte non mi rendo precisamente conto quando il brano esce, lo finisco quasi senza sapere come.

Avete riletto la Canzone di Marinella per il progetto “Faber Nostrum”, un omaggio di quindici artisti italiani indipendenti a Fabrizio De André: come è stata questa esperienza? Avete scelto voi il brano?
In realtà ci è stato proposto, e all’inizio avevamo una discreta paura perchè è un granidssimo classico e non è così facile rileggere dei mostri sacri come De André. Siamo partiti dalla nostra emotività, seguendo le emozioni e non la logica, mettendo da parte le paure di sbagliare. Abbiamo lasciato che l’arrangiamento venisse quasi da sè, seguendo le voci e il nostro modo di cantare.

 

eugenio mirti

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