In questa rubrica troverete i dischi che hanno cambiato la vita e la carriera di chi li ha incisi. In molti casi hanno cambiato anche la nostra vita, di appassionati, di collezionisti, di semplici curiosi.
Dopo alcune esperienze come fonico e un’intensa attività come chitarrista-cantante con gruppi oggi di culto della scena milanese, Eugenio Finardi approda alla Numero Uno, grazie ai buoni uffici dell’amico Demetrio Stratos, all’inizio del 1973. In realtà, quello per la Numero Uno non è il primo disco in cui il cantautore compare come interprete. Tra il 1961 e il 1962, il piccolo Eugenio (anche con il nome Eugene) aveva partecipato a tre Extended play,in cui eseguiva con voce incerta diverse canzoni: Palloncino rosso fuoco la prima e la più famosa.
Nel 1973 è invece un rocker già determinato quello che entra in sala al Fonorama di Milano con la produzione di Claudio Pascoli. I due brani sono cantati in inglese e rivelano l’attitudine rock di Finardi, sicuramente aiutato dal “look giusto” – ben evidenziato in copertina – e da una perfetta pronuncia inglese. Se Spacey Stacey ha un afflato rock piuttosto evidente, in Hard Rock Honey Finardi manifesta il suo amore per certa musica americana: la West Coast di Stephen Stills e della sua Carry On ad esempio.
Particolare l’uso dei fiati in questa seconda prova, arrangiati sicuramente da Pascoli. L’avventura di Finardi con l’etichetta di Mogol dura poco ma prima di passare alla Cramps, sempre sponsorizzato da Stratos, il cantautore incide due nuovi brani per la Numero Uno, probabilmente in previsione di un nuovo singolo. Anche se esistono le registrazioni di Future Brightness e Long Time, non si ha notizia di alcuna emissione discografica.
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