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Woodstock 69 e quella storia delle candele contro la pioggia

Accendere delle candele per far cessare la pioggia? A Woodstock tutto è concesso e ogni gesto si trasforma in magia

Vediamo sul palco Tim Hardin, che nel programma in realtà doveva precedere Sommer. Si narra che il suo ritardo sia dovuto a un impedimento dovuto al lungo effetto di una dose di eroina che il musicista si è iniettato poco prima. Hardin un po’ soffre la paura del palcoscenico e inevitabilmente è rimasto sconvolto dall’immensa platea che lo attende. Parte male: non è in sintonia con il suo gruppo, che comprende anche i futuri Oregon Ralph Towner e Glen Moore, e la voce gli esce a fatica. Poi, però, tutto si riaggiusta e, dopo aver presentato una decina di brani, a un quarto alle 22 chiude l’esibizione sotto una pioggia che di lì a poco si trasformerà in temporale.

Dal pubblico parte il primo coro “No rain. No rain. No rain” accompagnato da lattine sbattute, battiti di mani, tamburi, pentolini. Giove plumbeo, però, ignora l’invocazione e l’acqua continua a scendere, trasformando in breve tutta l’area in un oceano di fango. A questo punto tocca al sitar di Ravi Shankar, che per una trentina di minuti incanta i bagnati astanti insieme alle tabladi Alla Rakha e al tambura di Maya Kulkarni. Poi è il turno dell’Incredible String Band, che però rifiuta di esibirsi: Mike Heron, Robin Williamson, Christina McKechnie e Rose Simpson usano anche gli strumenti elettrici e, saltata la copertura del palco, non hanno voglia di rimanere fulminati.

Al loro posto arriva Melanie. Fino ad allora ha suonato solo davanti a un centinaio di persone e a Bethel è arrivata con la madre e la promessa di quelli della Woodstock Ventures di trovarle uno spazio. Portata in elicottero sul sito, si trova improvvisamente a dover sostituire la Incredible String Band. È terrorizzata all’idea di esibirsi per così tanta gente ma poco prima John Morris, il promoter che alternandosi con il tecnico delle luci Chip Monck presenta il festival, ha chiesto al pubblico di accendere i fiammiferi e passarsi le candele che sono state distribuite con lo scopo, non esattamente supportato da teorie scientifiche, di fermare la pioggia. Le piccole luci nel buio della notte sono un gran colpo d’occhio e Melanie si rilassa. Ora è da sola con la sua chitarra acustica davanti a centinaia di migliaia di persone: parte con Close To It All e poi trova ottima attenzione con altri sei brani, cinque suoi e Mr. Tambourine Man di Dylan.


Questo e tanto altro sull’ultimo speciale di Classic Rock: Woodstock. Lo potete trovare in tutte le edicole e sul nostro store online.

Mario Giugni

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Mario Giugni

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