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Unmasked: la storia del primo album di crisi dei Kiss!

“UNMASKED è il prodotto di un gruppo allo sbando”secondo Paul Stanley

“UNMASKED è il prodotto di un gruppo allo sbando”, riconosce Stanley. “Ci circondavamo di approfittatori che ci dicevano solo quello che volevamo sentire, ma tutto ciò stava distruggendo il gruppo. Era anche colpa mia? (ride) Certo che sì”.

Malgrado il successo di I Was Made For Loving You, quando iniziarono a registrare il successore di DYNASTY i Kiss barcollavano come delle drag queen sui tacchi a spillo. Pubblicato nel 1980, UNMASKED non avrebbe in alcun modo placato la rabbia dei fan duri e puri. È vero, attenuò il sapore disco, ma solo per sostituirlo con un pop rock patinato molto poco Kiss, un sound che urlava “Voglio essere una super hit!” al nuovo decennio. Un sound da MTV prima ancora che MTV fosse concepita

Un album troppo leggero

A livello sonoro UNMASKED era molto (troppo?) leggero. “Da parte del gruppo c’era più attenzione all’aspetto musicale, più che al rock’n’roll duro e massiccio”, commenta Jay Messina. Ma riascoltandolo oggi è un disco molto migliore di quanto suggerisca la sua fama.

Tomorrow, con il suo ritornello monumentale, è il primo grande inno Kiss degli anni 80, mentre i due brani di Ace Frehley,Two Sides Of The Coin eTorpedo, rovesciano un barile di pura grinta del Bronx sul pavimento levigato. Il contraltare era Shandi di Stanley, purissimo capolavoro AOR che stranamente traeva ispirazione da Sherry Darling di Bruce Springsteen.

Con il suo mix di morbidezza e acciaio e la sua decisa impronta AOR, il disco era un momento di transizione tra il passato hard rock dei Kiss anni 70 e il loro futuro anni 80. Ma la sempre meno nutrita Kiss Army non la pensò così e il disco arrancò fino alla posizione n. 35 nella classifica «Billboard».

“Dare la colpa a Vini sarebbe stupido”, ammette Stanley. “Eravamo noi a scrivere i brani. Nel bene e nel male andò così. Quei dischi furono realizzati da un gruppo di persone finite nell’occhio del ciclone. E quelle persone eravamo noi”.

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Dave Everley

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