Il patto suicida che mise (quasi) fine ai Judas Priest

Nell'estate del 1990, i Judas Priest dovettero affrontare un processo in seguito al suicidio di due ragazzi. Qual è stato il ruolo della band britannica in tutto ciò?

Il processo che nel 1990 mise sul banco degli imputati i membri dei Judas Priest fu un punto di svolta che non coinvolse solo la band, ma anche l'intera industria musicale

Il processo fu intentato dalle famiglie di due ragazzi, Raymond Belknap e James Vance, in seguito al suicidio dei due giovani avvenuto nel dicembre del 1985. Ma qual è il ruolo della band britannica in tutto ciò? 

Secondo le ricostruzioni, pare che i due giovani, all'epoca poco più che maggiorenni, decisero di compiere l'atto fatale dopo aver passato circa sei ore a bere alcolici e fumare marijuana mentre ascoltavano STAINED CLASS, album pubblicato nel 1978 proprio dai Judas Priest. In seguito, si recarono insieme nel cortile di una chiesa di Sparks, la loro città in Nevada, e si spararono. Belknap morì sul colpo mentre Vance, pur con gravi lesioni, riuscì a sopravvivere per altri tre anni prima di spegnersi per delle complicanze dovute proprio alla ferita da arma da fuoco. 

Cinque anni dopo il patto suicida, le rispettive famiglie dei ragazzi accusarono i Judas Priest e la CBS Records (l'etichetta che aveva prodotto STAINED CLASS) di aver inserito nei brani dell'album in questione alcuni messaggi subliminali che avrebbero incitato i ragazzi a uccidersi e che, in generale, sarebbero serviti a far nascere nei fan pensieri legati al suicidio. In particolare, la canzone maggiormente accusata fu Better By You, Better Than Me, cover di un brano degli Spooky Tooth, gruppo hard rock inglese. Ciò che veniva recriminato a quest'ultima era la presenza di messaggi subliminali come "Try suicide" ("Prova il suicidio") o "Let's be dead" ("Moriamo") o "Do it! Do it!" ("Fallo! Fallo!") udibili solo ascoltando il brano al contrario

Così, durante l'udienza in tribunale, la canzone incriminata venne fatta ascoltare diverse volte dagli avvocati delle famiglie dei due ragazzi sia al contrario che a diverse velocità per provare la presenza di messaggi nascosti, suoni difficilmente decifrabili che il frontman della band, Rob Halford, identificò come il suono dei propri respiri fra una frase e l'altra.

Il gruppo fu addirittura invitato a cantare il brano a cappella in tribunale per provare la propria innocenza che, in effetti, venne confermata dal giudice. Il verdetto fu che in effetti nel brano fossero presenti dei messaggi nascosti ma che questi erano udibili solo se si conosceva il loro posizionamento all'interno della registrazione e se venivano isolati e amplificati, altrimenti non sarebbero risultati riconoscibili da un ascoltatore comune.

Dal canto loro, i Judas Priest si dissero profondamente amareggiati per via delle accuse lanciate nei loro confronti che li dipingevano come una band che avrebbe voluto istigare i giovani al suicidio, il che sarebbe stato assurdo, come dichiarò Halford, perché nessuna band farebbe qualcosa per uccidere i propri fan.

Insomma, il verdetto finale depose a favore dei Judas Priest ma se, invece, fosse stato diverso? Forse avrebbe potuto cambiare per sempre la storia dell'heavy metal e della musica in generale perché, come dichiarò Halford durante una riflessione a seguito del processo, avrebbe aperto nuove interpretazioni riguardo un mondo tutt'oggi misterioso, quello dei messaggi subliminali:

Se il giudice avesse deciso che questi cosiddetti messaggi subliminali hanno il potere di manifestarsi fisicamente e far fare un'azione a qualcuno, le conseguenze di ciò sarebbero state straordinarie. Come si può provare a qualcuno che non ci sono messaggi subliminali nel tuo disco se nemmeno tu riesci a sentirli? 

Alessia Marinoni

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Alessia Marinoni

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