Il primo paese a far ripartire la musica è stata l’America, in particolare lo stato dell’Arkansas, dove si è tenuto il primo concerto secondo le norme di distanziamento sociale. Vi abbiamo parlato in questo articolo di come i concerti potranno ripartire in Italia dal prossimo 15 giugno. Ma vediamo come è andato questo primo esperimento americano, per il quale non sono mancate le controversie…
La prima esibizione americana nell’era del Coronavirus è stata quella del frontman dei Bishop Gunn, Travis McCready. Lo show, inizialmente previsto per lo scorso 15 maggio, era stato posticipato in quanto il luogo designato per il concerto non rispettava le norme anti-Coronavirus. È però bastato qualche giorno per organizzare diversamente gli spazi e poter quindi tenere il concerto nel rispetto delle normative del governatore.
I partecipanti hanno preso parte all’esibizione in quelli che sono stati definiti “fan pods”, gruppetti di persone distanziati tra loro secondo i cosiddetti 6 piedi, ovvero 1,82 metri. Vi avevamo parlato in questo articolo di una delle tante campagne di informazione USA sul distanziamento sociale, che rivisitava le copertine di album storici secondo queste norme.
Tornando al concerto, il locale in cui si è tenuto ha dovuto ridurre la sua capienza massima da 1100 posti a 229. La temperatura di ogni spettatore è stata misurata all’arrivo e, ovviamente, è stato obbligatorio indossare mascherine per tutta la durata dello show.
Ecco alcune testimonianze:
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