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Clarence Clemons: come Bruce Springsteen conobbe il suo “Big Man”

Ci lasciava il 18 giugno 2011 il leggendario sassofonista della E Street Band. Per Bruce Springsteen, fu un compagno e un amico, fin da quel primo incontro, nel 1971.

Clarence sembrava uscito dal libro del rock, un libro che forse ho contribuito a scrivere anch'io, ma se non sei Big Man non puoi diventare Big Man... Erano anni che cercavo un vero sassofonista rock, non un jazzista che si dovesse adeguare a noi, ma qualcuno che la nostra musica e il nostro stile ce li avesse nel sangue.

Grande e grosso, l'immancabile sassofono, Clarence Clemons è una figura amatissima dai fan di Bruce Springsteen. La storia di come Clemons incontrò per la prima volta Bruce è leggenda e anche un aneddoto molto divertente. Chi ha assistito ai concerti del Boss almeno una volta sa, infatti, che Springsteen è solito raccontare come si conobbero tra di loro tutti i componenti della band: una storia immortalata anche nella canzone (dal misterioso titolo) Tenth Avenue Freeze-Out.

La prima volta che Bruce incontrò Clemons fu nel settembre del 1971. All'epoca, il musicista suonava con Norman Seldin & The Joyful Noyze al The Wonder Bar di Asbury Park, nel New Jersey. Con il gruppo, aveva inciso anche un album. Fu Karen Cassidy, il cantante, a incoraggiare Clemons a incontrare il giovane Springsteen, che suonava invece con la The Bruce Springsteen Band al vicino locale Student Prince.

Clarence si presentò lì, una sera buia e tempestosa. Allora, la formazione di Bruce era sul palco, suonava per quei pochi clienti messisi al riparo dal temporale. Improvvisamente, la band si fermò: inquadrato nel vano della porta, spazzata via dal vento, Bruce vide un'enorme sagoma nera, un "concentrato di King Curtis, Junior Walker e tutte le fantasie rock". 

Poi, all'improvviso, quella sagoma salì sul palco. Disse semplicemente "Voglio suonare con la tua band" e Bruce rispose, sicuramente impressionato: "Certo, perché tu puoi fare tutto quello che ti pare".

Così avrebbe raccontato in seguito Clarence:

La prima canzone che suonammo fu una prima versione di "Spirits in The Night". Bruce ed io ci guardammo l'un l'altro e non dicemmo nulla, lo sapevamo. Sapevamo che eravamo il collegamento mancante delle nostre vite. Lui era quello che cercavo. Alla fine lui era solo un ragazzo ossuto. Ma era un visionario. Voleva seguire il suo sogno. Quindi da quel momento feci parte della band.

Quella sintonia instauratasi la prima sera non avrebbe lasciato più i due musicisti che avremmo ritrovato anche, uno accanto all'altro, sulla copertina di BORN TO RUN. Lui, un uomo tutto "nato per correre"; l'altro, un "imperatore esotico, il re di un'isola, un pugile peso massimo, uno sciamano", come lo ha descritto Springsteen nella sua autobiografia. 

Ricordiamo il celebre sassofonista dall'animo buono, dopo nove anni esatti dalla sua morte, con i versi di Tenth Avenue Freeze Out:

When the change was made uptown and the Big Man joined the band
From the coastline to the city, all the little pretties raise their hands
I'm gonna sit back right easy and laugh
When Scooter and the Big Man bust this city in half.

A salvare Scooter, che altri non è che lo stesso Bruce Springsteen, è proprio Big Man, Clarence, che Bruce, a ogni concerto, come ricordano i fan, chiamava "il più grande uomo che abbia mai visto". Perderlo, quel triste 18 giugno 2011, è stato per Springsteen come "perdere la pioggia".

Marialuisa Miraglia

Nata negli anni sbagliati, amo guardare film in bianco e nero e sorseggiare tè caldo mentre "The Dark Side of the Moon" corre sul giradischi.

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Marialuisa Miraglia

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