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Perché Pino Scotto non credeva nel metal italiano?

Pino Scotto non ha mai avuto peli sulla lingua, e le sue opinioni ruvide e dirette fanno notizia ogni due per tre. Ma aldilà delle polemiche, ecco un grande musicista rock.

Attivo da giovanissimo con la sua prima band a Napoli, Gli Ebrei, e poi a Milano con il gruppo Pulsar, incise otto album con i Vanadium, di cui divenne il frontman. Influenzati dalla potente musica estera, la band sbancò anche in Italia con il disco di debutto, METAL ROCK, del 1982.

Il successo di METAL ROCK è riscosso anche nel 1983 con l’album A RACE WITH THE DEVIL, ma a sorprendere tutti è il disco GAME OVER, che riuscì a vendere 54.000 copie solo in Italia. Girando due video e pubblicando due dischi dal vivo, i Vanadium andavano incontro a una brusca fermata: la loro etichetta fallì, e il gruppo dovette interrompere il proprio lavoro.

I Vanadium riuscirono a non fermarsi: produssero SEVENTHEAVEN, molto influenzato dal rock e dall’heavy metal americano. Ma qui il gruppo decise di prendere una pausa.

Pausa che divenne terreno fertile per i progetti da solista di Pino Scotto, che fra il 1990 e il 1992 pubblicò IL GRIDO DISPERATO DI MILLE BANDS. Grazie a questo album partecipò all’evento Monsters of Rock, a Reggio Emilia. Accanto a lui, Iron Maiden, Black Sabbath, Megadeth, Pantera, Warrant, Testament. Un’edizione non da poco insomma.

In questa occasione Pino Scotto venne intervistato riguardo alla sua opinione sull’heavy metal in Italia. La sua risposta fu estremamente amareggiata, anche se ancora c’era della pacatezza nelle sue parole. Secondo l’artista, a dirla breve, non c’era spazio in Italia per un genere di quel tipo.

Già a quei tempi la sua visione era cupa: aveva compreso presto che l'interesse delle case discografiche era pubblicare i generi più conosciuti e più amati, i generi insomma più tipicamente italiani. E mancavano quindi i posti dove esibirsi e farsi conoscere: un debutto come quelli delle band americane (pensiamo agli Iron Maiden e ai numerosissimi club dove si esibirono) in Italia sembrava impossibile. E Pino Scotto già allora non cercava di dare speranza a nessuno, tanto meno a se stesso.

In effetti, per moltissime band heavy metal italiane, la strada è stata tutt’altro che spianata: pensiamo ai Morkobot, Ephel Duath, al siciliano Inchiuvatu. Il salto di qualità di tante band metal c’è stato, ma l’Italia ha troppo spesso fatto finta di niente. E Pino Scotto è uno di quelli che con la sua musica ancora oggi riesce ad andare oltre le orecchie da mercante di chi non sa ascoltare altro che musica "tipica" italiana.

Claudia Marzetti

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