Uno tra tanti, l’abuso di droghe di Steven Tyler, che aggravò la sua facoltà di suonare e comporre per la band. Tanto che l’album doveva uscire a giugno, ma i brani non avevano testi. A peggiorare un quadro critico come questo, c’erano i gravi debiti della band – tra cui quello del chitarrista Joe Perry, che solo per il servizio in camera doveva alla band addirittura 80 mila dollari.
Inoltre, la casa discografica Columbia iniziò a fare grandi pressioni alla band perché rilasciasse altre hit. L’intermediario e produttore Jack Douglas era ai ferri corti con gli Aerosmith per motivi personali: aveva divorziato dalla moglie, che era molto amata dalla band.
Un’altra disastrosa circostanza fu il tour che il loro manager aveva prenotato. Ma non avendo finito NIGHTS IN THE RUTS, la cui uscita fu posticipata, gli Aerosmith andarono in tour esibendosi senza aver completato il loro lavoro. Il risultato fu l’aumento della frustrazione di tutta la band, il maggiore abuso di droghe, le liti sempre più accese tra i musicisti.
In particolare, Joe Perry arrivò ai ferri corti con Steven Tyler, principalmente perché il suo abuso di droghe gli impediva di essere un vero aiuto nella composizione dell’album, e stava rallentando così tutta la band. Perry iniziò a coltivare un forte risentimento, finché si disse stanco di tutta quella situazione e lasciò il gruppo.
Alcune canzoni dell’album erano ancora convincenti, principalmente quelle scritte con Perry – anche se non tutte le collaborazioni Perry/Tyler si dimostrarono all’altezza dei vecchi Aerosmith. Senza Perry, il gruppo fece finta di niente, pubblicando in copertina una foto che lo ritraeva con loro.
Insomma, tutta la produzione di questo disco fu disastrosa, tanto che il titolo NIGHTS IN THE RUTS fu rivelatorio: era infatti un gioco di parole nato dall’espressione “right in the nuts”… dritto nelle palle!
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