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“The Man Who Sold The World”: da David Bowie a Kurt Cobain

Nel 1970 David Bowie pubblicò il suo terzo album, il cui brano di punta ha una storia molto particolare che arrivò fino a Kurt Cobain...

Verso la fine degli anni Sessanta, il Duca Bianco aveva al suo fianco una brillante formazione votata al glam rock. Lui, nelle vesti di Rainbowman, guidava Mick Ronson alla chitarra, Mick "Woody" Woodmansey alla batteria e Tony Visconti al basso. Un team vincente, al lavoro sull'album THE MAN WHO SOLD THE WORLD, in uscita nel 1970. Probabilmente, il titolo è una variazione del romanzo di fantascienza di Robert HeinleinThe Man Who Sold The Moon, in cui un imprenditore arrivista vuole raggiungere per primo la Luna per poterla utilizzare a suo favore. E poi la vende prima ancora di averci mandato un razzo!

Emerge quindi quell'idea di estraniamento dall'industria musicale, intesa come un gioco delle parti. Lo stesso Bowie, che in una versione della copertina gioca a carte, lo dimostra. L'album, inoltre, è specchio di un periodo difficile e paranoico per l'artista, che aveva appena perso il padre e assisteva all'involuzione della sanità mentale del fratellastro Terry. 

L'album convoglia quindi una sequela di sensazioni ed emozioni discordanti, che richiamano il frequente immaginario fantascientifico di Bowie e le teorie filosofiche di Nietzsche.  

Tra le nove tracce, The Man Who Sold The World è sicuramente quella che tutti conoscono meglio. Nella canzone, Bowie ritrae l'incontro con un soldato nemico ucciso in battaglia in uno scenario surreale e onirico. E tale sensazione traspare dalla composizione distorta e sfaccettata del Duca. Lì c'è tutta la magia e la poesia fantascientifica che permea l'intero album. Ma cosa succede quando il singolo brano viene prelevato e rienterpretato?

Basta affidarsi alla profonda e graffiante voce di Kurt Cobain, che ne ha fatto la cover più celebre nel 1993, live all'MTV Unplugged. Sembra che sia stato il primo batterista dei Nirvana, Chad Channing, a fare conoscere al suo frontman il brano. Quando Bowie l'ha sentita per la prima volta, eseguita dai Nirvana, ha dichiarato di averne colto una versione pulita e onesta, molto più sentita emotivamente di quando l'aveva interpretata lui all'inizio. Si vedeva che Kurt ne aveva colto l'anima, sapendola reinterpretare con trasporto e profonda malinconia.

Tuttavia, Kurt aveva condannato Bowie, realizzando una cover quasi più celebre dell'originale. Tanto che, quando i giovani dicevano al Duca che stava eseguendo la canzone di Cobain, lui pensava letteralmente: "Fottetevi, piccoli segaioli"

Francesca Brioschi

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