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Perché ascoltare oggi Raphael Gualazzi?

Un pianoforte, l’amore per il jazz e la capacità di non affondare nel panorama musicale. Ecco perché Raphael Gualazzi è fondamentale per la nostra cultura.

Di esperienza al Festival di Sanremo Gualazzi ne ha fatta: vi ha partecipato (e vinto nella categoria Giovani) nel 2011 con Follia d’amore, nel 2012 con Senza Ritegno e Sai (ci basta un sogno), nel 2014 con Tanto Ci Sei e Liberi o no, fino al 2020, quando si è esibito con Carioca.

Potrebbe parlare a lungo del Festival. Ma alle chiacchiere preferisce essere schietto, limitandosi a dire che sì, Sanremo è Sanremo, ma che quello che lui sta portando sul palco è qualcosa di più peculiare, più eterogeneo nel panorama musicale italiano. E ha ragione.

SANREMO, ITALY - FEBRUARY 04: Raphael Gualazzi attends the 70° Festival di Sanremo (Sanremo Music Festival) at Teatro Ariston on February 04, 2020 in Sanremo, Italy. (Photo by Daniele Venturelli/Daniele Venturelli/Getty Images )

Quello che Gualazzi sta portando trae le sue radici nel jazz, tanto amato sin da bambino e coltivato negli anni di studio presso il Conservatorio di Pesaro, seguendo le orme del padre musicista (Velio Gualazzi, che con Ivan Graziani fondò gli Anonima Sound).

In Italia di jazz ce n'è tanto, ma sempre più spesso purtroppo il nostro paese vive di rendita culturale e difficilmente supporta i nuovi artisti, che se la cavano da soli, tagliando per vie alternative a quelle tradizionali. Questi nuovi artisti, come nel caso di Gualazzi, vengono enormemente apprezzati... all'estero (pensiamo al brano Unica con cui Gualazzi è stato nella top ten giapponese per diverso tempo).

Notare il dislivello anche attraverso questo semplice esempio è amaro. L'Italia è ricca di amore per la musica (pensiamo all'Umbria Jazz Festival), e personalità come Raphael Gualazzi possono ricordarcelo: lui ha raggiunto una notorietà che è di ispirazione per chi si sente scoraggiato dall'aridità contemporanea del nostro paese. 

Claudia Marzetti

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