Date un palco a quell'uomo. Potrebbe essere questa la prima frase che viene in mente quando si vede David Bowie. Un artista, un poeta, un performer, un musicista, che sa dare sfogo a molteplici personalità sotto i riflettori, con uno stile inconfondibile. Perché Bowie è inimitabile, con quella cornice fantascientifica, surreale e onirica che ha contraddistinto la sua immagine nel corso degli anni. Fino a quel concerto del 3 luglio 1973 all'Hammersmith Odeon di Londra, quando ha detto addio al suo alter ego, Ziggy Stardust.
Quel giorno è stato immortalato in un film concerto, Ziggy Stardust and Spiders From Mars, a indicare il frontman e la band storica che l'aveva accompagnato in quegli anni. Ma Ziggy non era ancora pronto a dissolversi, così qualche mese dopo, più precisamente il 18-19-20 ottobre 1973, Ziggy risorse per un musical dagli effetti strabilianti.
Al Marquee Club di Londra, iconico locale in cui Bowie suonava spesso negli anni '60, fu registrato il musical concerto 1980 Floor Show. Il titolo fa riferimento a un brano di Bowie di matrice orwelliana, 1984. Da qui, dunque, la deformazione linguistica in 1980-(Four) Floor - Show.
Il concerto doveva lanciare Bowie negli Stati Uniti, per questo fu trasmesso dalla NBC il 16 novembre 1973, all'interno della serie musicale Midnight Circus. In quell'occasione, Ziggy ricomparve momentaneamente sulle scene, prima del futuro passaggio musicale che avrebbe condotto lo stile di Bowie da atmosfere glam a quelle più dark di DIAMOND DOGS.
L'evento fu un effluvio di colori, brillantini, creature dai costumi fiabeschi e surreali, in un esplosivo concerto con diversi ospiti. Bowie infatti si affiancò ai Carmen, gruppo flamenco-rock, ai Troggs, band pop/r&b dal tocco minimalista, oltre che ad alcuni membri degli Spiders From The Mars e a Marianne Faithfull vestita da suora.
A condurre il concerto si aggiungeva poi Amanda Lear, cantante, attrice, modella e musa spirituale di Salvador Dalì. Tra cambi d'abito, una folla passionale e allucinata e un'atmosfera intergalattica e fuori dalle righe, Bowie diede ancora una volta prova del suo talento scenografico. Così il concerto, guidato dal medley 1984/Dodo rimane una traccia indelebile delle possibilità espressive e dello spirito creativo di un grande artista che, in quell'occasione, non potè rinunciare al suo magico alter ego.
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