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CARONTE: come i Trip scalarono le vette del prog

Quattro album, varie formazioni iniziali, Italia e Gran Bretagna: ecco gli elementi che identificano al meglio i Trip, gruppo prog italiano formatosi nella seconda metà degli anni Sessanta.

Abbiamo detto Italia e Gran Bretagna: il gruppo nacque infatti da Riki Maiocchi, che cercava in terra inglese quelle sperimentazioni di cui tanto si sentiva parlare nella penisola nostrana, quello stile psichedelico e progressive che sarebbe stato il sale dei Trip. L’influenza del progressive rock britannico è evidente soprattutto nel secondo album della band, CARONTE, il cui sound è legato in particolare ai King Crimson e al loro IN THE COURT OF THE CRIMSON KING, ma anche agli Emerson, Lake & Palmer, senza tralasciare qualche ammiccamento ai Pink Floyd.

Per quanto riguarda le varie formazioni iniziali, come tanti gruppi i Trip impiegarono un bel po’ prima di assestarsi. E pensate un po’, uno dei chitarristi che collaborò con loro fu nientemeno che Ritchie Blackmore, che nel 1968 si sarebbe poi unito ai Deep Purple. Tra i componenti originali (che si distaccarono presto da Maiocchi) citiamo anche Ian Broad e Joe Vescovi, rispettivamente alla batteria e alle tastiere/voce.

In pieno stile prog, la contaminazione dei generi era la parola chiave dell’album: e quindi via libera alla musica classica, agli effetti psichedelici e alla tastiera di Joe Vescovi, protagonista delle armonie più elaborate. Anche per quanto riguarda i riferimenti letterari, i Trip centrarono il bersaglio: i Genesis cercavano riferimenti nel passato biblico (Supper’s Ready) o nella tradizione fiabesca popolare (The Musical Box), ma anche in quella mitologica e fantascientifica; Neil Peart, il “Professore” dei Rush, era un maestro nel trarre brani dai lavori di Tolkien (Rivendell, The Necromancer), di Coleridge (Xanadu), di Machiavelli e Nietzsche (Cygnus X-1 Book II: Hemispheres). 

I Trip decisero di rifarsi alla Divina Commedia dantesca, riferimento esplicitato nel titolo stesso dell’album. Ma il Caronte dei Trip era una metafora del perbenismo e l’attraversamento del fiume è la condanna alla perdizione. Così, si scopre ascoltando l’album che i maledetti, i condannati a perdersi, sono Janis Joplin e Jimi Hendrix, a cui i Trip dedicarono due brani: Little Janie e Ultima ora e Ode a Jimi Hendrix.

Dopo CARONTE, ATLANTIDE perde la chitarra di Billy Gray, e con la nuova formazione a tre dei Trip, il sound si concentra ancora di più sulle tastiere di Joe Vescovi. Anche qui, i binari del prog sono percorsi fedelmente e chiare sono le influenze dei Gentle Giant e dei King Crimson. Con TIME OF CHANGE si chiude la discografia dei Trip: siamo nel 1973, e appena un anno dopo la band deciderà di sciogliersi.

Claudia Marzetti

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