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Rory Gallagher in 10 canzoni (e non bastano)

Il celebre chitarrista irlandese ha dettato legge nella storia della musica, con il suo tocco rock 'n blues inconfondibile. Oggi vogliamo omaggiarlo con 10 suoi brani tra i più amati. 

I Fall Apart (1971) 

Incominciamo con il suo d'esordio da solista, l'omonimo RORY GALLAGHER che segue l'esperienza del chitarrista con i Taste. Qui troviamo una ballad dai caldi accenni iniziali, in cui l'artista si abbandona a un soffuso incedere che cresce in un climax avvolgente, fino all'elettrizzante e bellissimo assolo finale.

For The Last Time (1971)

Sempre all'album di apertura appartiene una poesia di chitarra e voce che si protende per sette magici minuti. Un gioco di improvvisazione e sapienza tecnica, con una cavalcata di sound elettrico. Altamente orecchiabile e ipnotica, è una delle carte vincenti di Rory Gallagher.

Bullfrog Blues (1972)

L'anno successivo Rory dà alla luce il primo live album della sua carriera, LIVE IN EUROPE, che suona accompagnato da Gerry McAvoy al basso e Wilgar Campbell come batterista. E questo brano è sicuramente un pezzo frizzante e old school che ci riporta sulle piste da ballo anni '50, al ritmo incalzante rockabilly, con un assolo intermedio di batteria di McAvoy di tutto merito. 

Tattoo'd Lady (1973)

Il brano rientra nella raccolta di TATTOO ed è una stella luminosa dell'iconico Irish Tour. Il chitarrista intreccia il suo tocco a un sound forte, energico e convincente. La sua chitarra sprigiona così una dirompenza unica nel suo genere, accompagnandoci in un idilliaco e soprannaturale assolo di conclusione

A Milion Miles Away (1973)

Nello stesso tour prende vita anche uno dei brani in assoluto più amati di Gallagher, che esordisce con una non troppo timida chitarra dagli accenti folk per poi trainarci in un inconfondibile ritornello. Ad accompagnarlo nella performance live la sua fedele compagna, una Fender Stratocaster del 1961, che vibra sotto il suo tocco irradiando forti emozioni. 

I'll Admit You're Gone (1976)

Passano tre anni e la carriera di Rory incontra CALLING CARD, il sesto album in studio dell'artista che si avvale di una perla acustica. In questo caso, il chitarrista abbandona la frenesia hard rock verso un dialogo intimista, dolce e di una tenerezza palpabile, a cui non servono grandi virtuosismi per emergere. 

Moonchild (1976)

Su un'altra onda stilistica si colloca invece la terza track di CALLING CARD. Qui Rory diventa un animale da palcoscenico, tratteggiando un esercizio graffiante e pepato che trae la sua forza da frammenti di suono hard rock. 

Shadow Play (1978) 

È il 1978 e il nuovo PHOTO-FINISH lancia un brano con un'ouverture dal moto fluttuante, dalla ruvidità di fondo, che segue la voce di Rory nella sua vena più folle e accesa. E sullo sfondo dirige quel sound a tratti lisergico, destinato a essere suonato su un grande palco. 

Philby (1979)

Sul finire degli anni Settanta il rock di Gallagher evolve in TOP PRIORITY, presentato da un secondo brano dall'incipit orientaleggiante e quasi zeppeliano, trainato subito in un riff coinvolgente

Bad Penny (1979) 

Segue a ruota un altro brano infiammante, che riporta il musicista alle sue radici irlandesi, con una performance accompagnata dai Thin Lizzy. In questo caso lo stile abbraccia un'evoluzione classic rock, sollevata da quella spinta hard che proietta la composizione verso una sua componente elegantemente grezza, in una funambolica apoteosi. 

Francesca Brioschi

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Francesca Brioschi

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