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Come Rob Tyner e gli MC5 scrissero le regole del punk

La carismatica e ribelle band di Detroit proiettò gli anni Sessanta dal flower power al punk, conquistandosi la connotazione postuma di "proto-punk". Ma conosciamoli meglio...

Gli anni Sessanta forgiarono la garage music, uno stile musicale proiettato nella cultura suburbana che vide nella città di Detroit la sua paladina. Proprio qui, tra tensioni culturali e dirompente stratificazione della classe operaia, nacquero gli MC5, legati al simbolico Lincoln Park. E fu Rob Dermier, in arte Rob Tyner per omaggiare il pianista di John Coltrane, a coniare quel nome iconico.

Dal 1964 al 1972, al soldo di tre album irriverenti e politici, la band si fece conoscere come i Cinque della Motor Cityomonima zona di Detroit. In seguito, la critica li avrebbe ricondotti agli alfieri del proto-punk, quel movimento musicale e culturale che scrisse le regole del punk. 

Le esplosive performance del gruppo, che faceva sentire la sua cattiveria in musica, dettarono legge sul mercato. Di seguito sarebbero arrivati gli Stooges di Iggy Pop, i Death e poi ancora gli storici gruppi del Punk77, Ramones e Sex Pistols.

Quello degli MC5 era un punk primordiale, accompagnato dalla tradizione jazz e blues e iniettato di una forte carica attivista. Così, nel 1968, i MC5 erano presenti all'iconico Festival Of Life di Chicago, in una manifestazione pacifista contro la Guerra del Vietnam e gli omicidi di J.F.K. e Martin Luther King. 

Questa si tradusse poi in violenti scontri tra manifestanti e polizia, conseguenza di un'incompresa incitazione alla rivoluzione, recentemente riportata nel film di Alan Sorkin, Il processo ai Chicago 7Ma prima che succedesse il putiferio, gli MC5 brillavano sul palco, di una febbrile e rabbiosa adrenalina da cui era impossibile non restare ipnotizzati. Un dinamismo goliardico e baccanale che trascendeva la semplice esecuzione di un brano per raggiungere una consapevolezza politica e la voglia di sentirsi parte del cambiamento.

Così, la celebre chioma selvaggia del pittoresco Rob Tyner, accompagnata dalla sua voce da baritono, echeggia su indimenticabili pezzi come Kick Out The Jams e The Motor City Is Burning

E il biennio 1968-1969 fu particolarmente prolifico per gli MC5, che intrapresero un tour sulla East Coast in apertura a celebri concerti, come quello dei Cream. Narra la leggenda che al pubblico piacque così tanto la band punk che, per i ripetuti bis richiesti, il supergruppo di Clapton, Baker e Bruce dovette rinunciare alla sua performance. Ma non solo, perché, poco dopo, il gruppo di Tyner si conquistò l'agognata prima pagina sulla copertina di «Rolling Stone». C

Il pubblico capiva che i tempi stavano cambiando e rendeva gli MC5 alfieri e mentori di un nuovo approccio alla vita e alla musica, figlio della cultura underground. 

Francesca Brioschi

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