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Cosa unisce i Beatles a Joe Cocker?

Per ricordare il graffiante Joe Cocker, scomparso nel 2014, riascoltiamo la sua bellissima cover soul di una pietra miliare dei Beatles. Come avvenne il passaggio ereditario di With A Little Help From My Friends?

Inizia tutto nella capitale inglese dell'acciaio, Sheffield, patria di band quali i Def Leppard e gli Artic Monkeys. Qui, un giovane Joe Cocker muove i suoi primi passi nel soul, jazz, folk sin dalla tenera età di 12 anni. Come tutti i musicisti esordienti, Cocker traccia la sua firma primordiale sulle cover di grandi artisti contemporanei e del passato. Tuttavia, Joe è diverso dagli altri e lo dimostra la sua peculiare ammirazione per le radici musicale africane. Una passione che lo avvicinerà al nostro Zucchero Fornaciari, depositario di un multietnico scrigno compositivo, con cui Joe stringerà una solida amicizia.

Ma torniamo ancora agli esordi e a quel 1964 quando il musicista, all'età di vent'anni, incise la sua prima cover di I'll Cry Instead, brano dei Beatles contenuto nel loro terzo album, A HARD DAY'S NIGHT. Questa prima traccia, rivisitata in veste soul da Joe, scrive inconsapevolmente l'iniziale approccio con i Fab Four e l'inizio di una proficua collaborazione. Ed è presto detto dato che, nell'autunno 1968, Joe Cocker pubblica come singolo With A Little Help From My Friends. 

Il brano, scritto da John Lennon e Paul McCartney e pensato per la voce di Ringo Starr, incornicia il leggendario album SGT. PEPPER'S LONELY HEARTS CLUB BAND (1967). Oltre alla genesi e alla copertina storica, al suo interno contiene tracce del calibro di Strawberry Fields Forever, Penny Lane Lucy In The Sky With DiamondsInsomma, Joe Cocker si confronta sin da subito con un pezzo da novanta, un colosso della tradizione rock che già all'epoca vantava l'appellativo di pietra fondativa del genere. Ma il nostro cantautore non si lascia impaurire e ne trae una rielaborazione eccezionale. Si aggiunge l'accompagnamento inedito alla chitarra di Jimmy Page.  

La canzone darà poi il titolo all'album d'esordio dell'artista, ma anche a una brillante esibizione sul palco di Woodstock, il 17 agosto 1969. Qui, il pezzo chiude una mirabolante sequela di cover, che si aprono con Dear Landlord di Bob Dylan. E Cocker si lascia trasportare dall'accompagnamento della Grease Band, con un abbandono personale che lo avvicina empaticamente al brano. Perché la peculiarità dell'artista è quella di trascendere la mera corporeità, sacrificando i propri strumenti fisici a favore di un'immedesimazione spirituale nella musica. Ed è così che la sua reinterpretazione valica il breve limite temporale che la separa dall'originale verso una dimensione eterna. 

Contribuisce alla magia quel tocco di psichedelia e il contrappunto acuto fornito dal coro. Per poi chiudere con l'urlo graffiato e lacerato di Cocker, che abbraccia il suo infinito pubblico in un'onda trascendentale. E tale carisma espressivo non è passato inosservato da Paul McCartney che, nel 2014, in occasione della scomparsa dell'artista, ha forgiato in suo onore le seguenti parole: 

E' stato semplicemente strabiliante, ha trasformato completamente la canzone in un inno soul e gli sono stato sempre grato per averlo fatto.

Francesca Brioschi

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Francesca Brioschi

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