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Quell’assolo di “Innuendo” firmato Yes e Queen

Il quattordicesimo album in studio dei Queen, l'ultimo lascito prima della morte di Freddie Mercury, si dotò di una collaborazione d'eccezione con l'eclettico chitarrista degli Yes su un brano leggendario. Qual è la sua storia?

Innuendo è un capolavoro dei Queen. Uno dei brani più complessi e sfaccettati della band, figlio di una combinazione eclettica di diversi stili musicali: opera, flamenco, progressive e heavy metal. Si tratta anche di un pezzo che ha dato tutta la sua anima in studio, non venendo mai performato dal vivo, non con Freddie Mercury almeno. Nel 1992, infatti, al concerto di tributo dopo la morte dell'iconico frontman, i Queen lo hanno interpretato al fianco di Robert Plant. Il brano, quindi, della sinuosa durata di sei minuti e mezzo, rappresenta il contraltare degli anni Novanta di Bohemian Rhapsody ed è una perla rara. 

La sua uscita come singolo è datata 14 gennaio 1991, poco dopo la pubblicazione dell'omonimo album, che abbraccia Innuendo come sua prima traccia. E proprio in riferimento a questo, sull'album, affiora una nota che recita "Additional Ministrel Guitar". E il richiamo è a Steve Howe, magistrale chitarrista della band progressive rock Yes e amico di lunga data dei Queen. Lui e Freddie si erano infatti incontrati per la prima volta ai Townhouse Studios di Londra, per poi intrecciare nuovamente il loro rapporto in Svizzera. 

La sede sono i Mountain Studios di Montreux dove, nel 1976-1977, gli Yes avevano registrato il loro ottavo album, GOING TO THE ONE. Poco dopo i Queen comprarono gli studi, culla dell'album di debutto degli Asia con l'ingegnere del suono dei Queen, Mike Stone. Era il 1982 e Steve Howe firmava l'esordio del suo supergruppo, accanto al collega Geoff Downes e a Carl Palmer degli Emerson, Lake & Palmer. Insomma, una sede importante, dove i Queen, nel 1991, stavano registrando INNUENDO. E Steve Howe approdò lì quasi per caso, trovandosi in vacanza a Montreux per rievocare ricordi passati. 

Mentre stava pranzando, incontrò un membro dello staff della band con cui aveva già lavorato, Martin Gloves, e questo lo indirizzò agli studi. Poi accadde tutto in modo naturale. Mercury, May e Roger Taylor gli fecero ascoltare tutto l'album in lavorazione, lasciando Innuendo come ultima traccia e gli chiesero di aggiungere delle chitarre, improvvisando al momento. Volevano un sound spagnoleggiante che cavalcasse l'intera composizione, un assolo di flamenco che sorvolasse la già perfetta narrazione in musica. E in due ore e mezzo Howe ci riuscì, tracciando con una chitarra spagnola, la Gibson Chet Atkins, un'impronta inconfondibile. 

Quella era la stessa chitarra usata da May per la restante registrazione. I due infatti si divisero l'assolo di chitarra. La prima parte, che troneggia dopo tre minuti di canzone circa, è quella acustica di Howe, conosciuta come primo assolo di flamenco, dove il chitarrista compone una scala armonica che tocca circa 24 note in pochissimi secondi. Si aggiunge poi, dopo il ponte lirico di Freddie, la ripresa dell'assolo in elettrica di May. Il risultato è spettacolare, se contiamo l'incipit alla batteria di Taylor, trainato dal roboante tocco dei rullanti come se fosse una marcia e dall'ingresso vocale trascendentale di Mercury. 

La canzone infatti richiama infatti la sua condizione all'epoca, quell'insinuazione che permeava la sua quotidianità attraverso la famelica curiosità di conoscere la sua malattia. Pochi mesi dopo Freddie sarebbe scomparso sotto la morsa di quella stessa malattia ed è spettacolare pensare che uno dei suoi ultimi lasciti, se non l'ultimo, sia un'opera così complessa, che permea l'ascolto di una vocazione spirituale. Essenziale fu poi il contributo di Howe, a impreziosire il tocco di May, già artefice di una corazzata orchestrale incredibile sul brano. 

Francesca Brioschi

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Francesca Brioschi
Tags: queenyes

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