Lungo la carriera dell'esplosiva band australiana, il decimo album tentenna sotto una ricezione che lo definisce come mediocre o, al più, discreto. Così FLY ON THE WALL appare come un disco atavico, spento, reiterato su modelli già visti e soffocati da un sound che non appartiene loro. Tuttavia la critica si divise sulla sua recensione. Da un lato chi sosteneva fosse una rinascita, dall'altro chi leggeva in FLY ON THE WALL un fuoco spento e poco consistente. La verità sta nel mezzo, ma voi cosa ne pensate?
L'undicesimo e ultimo album dell'iconica band di Eddie Van Halen potrebbe essere bocciato anche dai fan più appassionati. Non c'è più Sammy Hagar e al suo posto subenta Guy Cherone degli Extreme. Un estremo tentativo di rinsanare l'insanabile, votato a una prossima dissoluzione discografica. Così il sound viene descritto come frammentario, sciatto e tendente a una noia dilagante. Contribuisce poi una registrazione e un mixaggio disordinato e inconcludente.
Una battuta d'arresto su una brillante discografia colpì anche i Black Sabbath a metà degli anni Novanta e al soldo del loro diciottesimo album. Questo venne colpito e affondato dalle vendite e dalla critica, in un periodo particolarmente travagliato per la band, che affrontava negli anni Novanta l'avvento prepotente della scena grunge di Seattle. Sicuramente una sfregiatura viene dalle linee vocali sbagliate di Tony Martin e dall'assemblamento senza cuore e anima che costituisce la formazione messa insieme da Toni Iommi, l'unico a conquistarsi la sufficienza in quello definito da molti come il peggior album dei Black Sabbath.
Gli ultimi anni Novanta non portano buone novelle neanche per l'incendiaria band di Nikki Sixx, in cui ritorna Vince Neil dopo il tragico allontanamento che ha favorito l'ingresso di John Corabi. Così affiora dall'Elektra Records GENERATION SWINE, un album descritto come un pastiche alla Marylin Manson non riuscito, con un sound pesante, cupo, distorto, verso una direzione grunge che non appartiene al gruppo losangelino, erede del periodo d'oro degli Eighties sull'onda di drugs, sex and rock 'n roll.
Una discesa in planata accompagna anche l'impeccabile band britannica al loro undicesimo album. Anche gli Iron Maiden appaiono confusionari, eccessivi, dirottati sulle linee vocali sbagliate e su una composizione un po' goffa, che riflette in parte la trasformazione del gruppo in una hard rock band con ritornelli sciatti, ripetitivi e appesantiti che fanno emergere una concatenazioni di idee deboli e poco convincenti.
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