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Crepax a 33 giri: tutte, ma proprio tutte, le copertine di Guido

Finalmente raccolte in un volume tutte, ma proprio tutte, le copertine di dischi realizzate da Guido Crepax.

Testo di Francesco Coniglio

Esce un volume che avrei voluto realizzare io stesso: se ne parlava da anni, una lacuna grave che andava colmata, e l’onore è toccato alla casa editrice Volo Libero. Era tempo che l’immenso contributo di Guido Crepax alla discografia italiana come copertinista venisse raccolto in un volume di grande formato a colori.

Crepax a 33 giri (formato 30,5 x 30,5, 112 pagine) è bellissimo e ha un solo difetto: non è cartonato. Ed è un peccato, Guido Crepax lo meritava. Nel libro c’è tutto! Le 277 copertine illustrate dal 1953 in poi sono tutte rappresentate. Il libro è stato curato da Antonio Crepax, il figlio di Guido, che insieme alla famiglia custodisce il prezioso archivio dell’artista. La prefazione di Giampiero Mughini è avvincente, seducente e serrata quanto sono dilatati gli altri numerosi e ridondanti interventi testuali, di cui avremmo fatto a meno. Eccellente il corredo di didascalie e note che spiegano, puntualizzano e condividono ricordi e circostanze, a cura di Antonio Crepax.

Gioia e tripudio, questo volume soprattutto per i collezionisti di dischi che ambiscono completare la propria collezione di cover del Maestro e che qui trovano persino i numeri di catalogo di ogni emissione discografica. E chi ne ha facoltà economica può collezionare le tavole originali, di cui il volume è prezioso e completo catalogo. Se ci fosse un albero genealogico della storia del fumetto italiano, il nome di Guido Crepax avrebbe una branca primaria tutta sua, priva di germogli e diramazioni. Il mondo grafico di Crepax era originale e del tutto personale. Non è stato un innovatore, ma una personalità unica e geniale.

Uomo d’immensa cultura sensoriale, aveva forti radici nella musica jazz e classica, e non riusciva ad entrare nel rock e nella musica leggera; nell’arte, nel cinema e nella letteratura ogni suo riferimento era classico, eppure la sua sintesi grafica fu pura avanguardia. Quando nel 1965 iniziò a realizzare storie a fumetti, saltammo tutti sulle sedie. Il suo Neutron non aveva precedenti. E Crepax non ha mai avuto imitatori, come invece tutti i grandi del fumetto da Alex Raymond a Milton Caniff, da Moebius ad Alex Toth. Solo il giovane e geniale Milo Manara ebbe il fegato d’ispirarsi ai suoi disegni prima di prendere il volo con un suo stile. Non aveva collaboratori o allievi e mai volle averne.

Nel 1989 lo invitai a realizzare un nuovo personaggio femminile a fumetti per ragazzi e gli proposi una sceneggiatura di Roberto Dal Prà. La lesse e poi volle vedermi, mi disse che non se la sentiva. Non criticò il testo di Dal Prà, tutt’altro. Mi spiegò che per quanto si sforzasse non riusciva a disegnare una storia non concepita da lui e mi propose di scrivere lui stesso anche la sceneggiatura del personaggio di Francesca, che pubblicai poi su «Lupo Alberto Magazine». Era un mio sogno poter formare la coppia Dal Prà-Crepax, ma ho avuto di più: un nuovo personaggio di Guido Crepax.

Questo articolo è tratto da «Vinile» n.29, disponibile in tutte le edicole e sul nostro store online.

Francesco Coniglio

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