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52 anni fa il debutto più importante del rock

Il 10 maggio 1969 i Led Zeppelin facevano tappa a Vancouver, in Canada, per il loro primo tour dal lancio di LED ZEPPELIN. E si trattò di uno degli esordi più esplosivi della storia del rock, scrigno di tradizione e innovazione, che cambiò per sempre le carte in tavola. Scopriamo come. 

Il prodotto di 36 ore di registrazione in due settimane agli Olympic Studios di Londra, il cui costo di prenotazione era di 1.782£, fu un album fulmineo, elettrico, senza nome se non quello del dirigibile/firma della  band e che troneggia sulla copertina di Georgie Hardie. Si tratta di una fotografia rielaborata in chiave artistica del celebre disastro aereo dello LZ 129 Hidenburg, risalente al 6 maggio 1937. Un'immagine potente, d'impatto, evocativa delle parole di Pete Townshend, che aveva profetizzato per il neonato gruppo una caduta come quella di "un dirigibile di piombo". 

Inutile dire che il chitarrista si sbagliava: se nel 1969 erano i suoi Who, insieme ai Cream, a dare una spinta innovativa al rock, lo scenario musicale si stava velocemente trasformando. I Beatles erano ormai al capolinea, Woodstock era un crocevia di tradizione e innovazione, mentre il suo indiscusso genio, Jimi Hendrix, accanto alla psichedelica Janis Joplin, si avvicinava all'imminente tramonto. Nel 1968 erano nati i Deep Purple, portavoci di un ipnotico e inedito sound e si stavano preparando a sorgere, nel 1970, i Black Sabbath, spianando la strada all'heavy metal. In quel 1969, quindi, il futuro del rock sostava in un limbo di cambiamento, di cui i Led Zeppelin stavano per prendere le redini. 

Così il 12 gennaio 1969 l'Atlantic Records diede la luce a LED ZEPPELIN (I), il primo di un quartetto di omonimi album baciati dal successo. Il disco, poi pubblicato in Gran Bretagna il 13 marzo, dominò le classifiche per 50 settimane di fila, ripagando a pieno i costi necessari alla sua realizzazione. Disco d'oro, di platino e anche diamante, in Canada, il debutto degli Zeppelin aveva trovato la sua voce. E lo dimostrò in un vibrante live al PNE Agrodrome di Vancouver, il 10 maggio. Lo stadio accoglieva quella sera un pubblico di 4000 giovani spettatori, intrattenuti dal catalizzante spirito della band per 80 minuti, con un'ultima esibizione di Robert Plant su Babe I'm Gonna Leave You che ipnotizzò il pubblico per altri 15 minuti. 

Tutti gli spettatori erano stregati da quei quattro musicisti, irruenti, ma incredibilmente raffinati, che stravolsero la musica com'era conosciuta. Basti pensare alla roboante Communication Breakdown, da molti critici considerata la pioniera dell'heavy metal, ma in realtà percepita dai musicisti come una sedimentazione proto-punk. Lo stesso Johnny Ramone, in futuro, avrebbe affermato che quella canzone aveva scritto le basi punk dei Ramones. Ma l'album è soprattutto intriso di un'anima blues, forgiata sulle cover di Willie Dixon, I Can't Quit You Baby e You Shook MeIn particolare quest'ultima, incisa per la prima volta da Muddy Waters alla voce ed Earl Cooker alla chitarra, è pioniera della tecnica call and response per i Led Zeppelin. 

Si tratta di una peculiarità del blues in cui un musicista lancia una domanda e un altro risponde, formando così il testo della canzone. Ma non c'è solo blues nel cuore di LED ZEPPELIN I, perché questo si intesse con sfumature folk e rock 'n roll anni '50 e '60, protendendosi verso futuri assaggi orientali e non rinunciando alla psichedelia. E tutto questo si consolida nella vera rivoluzione dei Led Zeppelin: l'hard rock. Il loro energico trasporto, urlato, coinvolgente e passionale, non cade sotto il peso del dirigibile di piombo, ma irrompe sul palcoscenico. E al soldo di 3 milioni di copie vendute nel 1970 e una pioggia di approvazioni critiche, i Led Zeppelin detengono a due mani la chiave del successo, verso i Seventies e oltre. 

Francesca Brioschi

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Francesca Brioschi
Tags: led zeppelin

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