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Come “Take It To The Limit” portò gli Eagles al limite (e oltre)

Chi pensava che un singolo brano potesse creare un tale terremoto nella band simbolo del Southern California Sound ? Certamente non il bassista Randy Meisner, che non si aspettava una tale responsabilità e dovette fare i conti con il peso dei riflettori. 

Essere una rockstar comporta delle responsabilità mediatiche, concentrate in un turbine di attenzioni che spesso valicano il confine previsto. Come se una bomba esplodesse in mano a un ignaro musicista, magari qualcuno che non si sarebbe mai aspettato quel successo, magari qualcuno come Randy Meisner. Con gli Eagles sin dalle origini, nel 1971, il bassista è sempre stato il quieto e timido musicista delle retrovie, lasciando i grandi riflettori a Glenn Frey e Henley. Tuttavia, nel 1975, Take It To The Limitimpazza tra l'ammirazione degli spettatori. Si tratta di un brano che convoglia il sound californiano anni Settanta, con un po' di folk, country e rock intessuti in una sinfonia malinconica. 

Meisner ha descritto chiaramente la sensazione che ha ispirato il suo brano. Quella di "continuare a provare prima di raggiungere un punto della tua vita in cui senti di aver fatto tutto e visto tutto". Anche se quello non è il punto d'arrivo, ma una nuova partenza da cui si definisce un successivo limite da superare, un altro obiettivo da conquistare. E allora affiora, tra le righe, un senso di vertigine e di speranza al tempo stesso, che rende questo pezzo così iconico. Tanto che, quando uscì come seconda traccia del Lato B di ONE OF THESE NIGHTS (1975), quarto album degli Eagles, conquistò subito la quarta posizione nella classifica Billboard. E nonostante fosse la title track - unico pezzo della storia degli Eagles ad essere cantato da Henley - a conquistare la vetta, Take It To The Limit fece la sua sporca figura.

E lo dimostrò durante il tour di promozione di HOTEL CALIFORNIA (1976), nel 1977, dove la canzone si contese il palco con la punta di diamante della band. Durante 11 mesi di viaggio, il pubblico chiedeva con fervore la canzone firmata da Meisner con piccoli ritocchi di Frey e Felder. Ma il bassista dimostrò di non apprezzare tutta quell'incendiaria attenzione. In particolare durante la tappa di Knoxville, in Texas, del giugno 1977 dove, nonostante la grande richiesta, il musicista si riufiutò di eseguire il brano, raggiungendo uno scontro con Frey, che lo chiamò "fighetta". E non fu tanto l'ulcera di Meisner o l'influenza che si era preso a farlo desistere, quanto un senso di stanchezza e disappunto a performare continuamente quel pezzo. Oltre all'affronto del cantante. 

Alla fine del tour, Meisner lasciò la band. Così ONE OF THESE NIGHTS chiuse definitivamente un'era, serrando il lucchetto sulla formazione originaria. Nell'album successivo, infatti, non appare neanche il chitarrista Bernie Leadon, sostituito da Joe Walsh, mentre tempo dopo il posto di Meisner venne preso da Timothy B. Schmidt. E da quel momento non ci fu mai un vero riavvicinamento della line up originaria, anche dopo la morte di Frey, nel 2016. Quello fu anche l'anno in cui Meisner perse la moglie, Lana. Così quella canzone, pur nel suo successo, aveva gettato una maledizione sui primi Eagles e su Meisner che, dopo aver abbandonato la band, si sentì come un emarginato messo alla sbarra. Dopo gli Eagles, Meisner ha intrapreso una carriera solista al soldo di tre album, fino all'inizio degli anni Ottanta. Poi si è rimesso sulla strada del suo vecchio gruppo country-folk, i Poco, con un album del 1989. E chissà se si è mai pentito di quel pezzo così inaspettato. 

Francesca Brioschi

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Francesca Brioschi
Tags: EAGLES

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