A volte, i breakdown seguono un solo spettacolare o, in ogni caso, monologhi artistici sensazionali. Può concludere una canzone, così come può aprirla a dinamiche completamente nuove. Generalmente, i breakdown segnano il picco emotivo sia per i musicisti che per il pubblico. Ne esistono di diversi tipi, come abbiamo visto e, in questa top, ci concentreremo su alcuni dei migliori per voce e batteria.
La versione in studio del brano è, già di per sé, appassionante. Fu nella versione dal vivo del 1978 al Budokan, però, che I Want You To Want Me respirò nuova vita, venendo inondata da un'energia travolgente data dal convogliamento delle energie di Robin Zander e Bun E. Carlos.
Una hit senza tempo, inclusa in SLIPPERY WHEN WET. Bad Name è una traccia d'arena esplosiva che, con il suo ritornello prorompente, rimane coinvolgente e d'impatto come all'uscita.
Con un gusto per la dinamica impeccabile, Robert Palmer ha regalato a Simply Irresistible un ritornello da togliere il fiato. Superati i due minuti d'ascolto, la sua voce e la batteria di Dony Wynn dominano completamente il brano, in maniera inaspettata, eppure particolarmente piacevole.
Un brano sicuramente eccitante, fuori dagli schemi, specie per il periodo in cui fu rilasciato che, con il suo breakdown, riusciva a convincere anche i più scettici, soprattutto dal vivo.
Il breakdown di What You Need, oggi, fa sentire ancor di più la mancanza di Michael Hutchence dalle scene, ricordando al mondo l'importanza della sua figura per la musica contemporanea.
Divenne un cavallo di battaglia per David Coverdale dal vivo, un brano che trascinava le folle verso il puro visibilio.
Nel 1990, Cherry Pie, con il suo breakdown, era uno dei brani rock più sensuali in circolazione, concedendo ai Warrant il titolo di band più trasgressiva sulle scene.
La performance di Freddie Mercury sulla traccia è epocale. Con la sicurezza infinita immessa nel suo timbro, I Want It All assume proporzioni mastodontiche, accompagnata da una batteria incisiva che, nel breakdown posto alla fine del ritornello, non può non dare i brividi a chi ascolta.
La prima hit di Eddie Money non era altro che un brano pop, dalle atmosfere pericolosamente catchy. L'artista, però, dedicò alla traccia un breakdown appassionante, il cui apporto emotivo è impossibile da negare.
Fu il singolo di maggior successo dei Quiet Riot, adrenalinico ed heavy, in grado di superare le aspettative del pubblico all'uscita.
Con assoli di chitarra epici e un ritornello da crepacuore, Ask The Lonely aveva solo bisogno di un breakdown inatteso. Quanto fatto da Steve Smith alla batteria per rendere il brano una gemma, ha dell'incredibile.
La traccia si erge in crescendo, costruendo palazzi sonori sempre più alti secondo dopo secondo. Superati i 4 minuti e mezzo, il climax sembra essere dietro l'angolo, culminando in un ménage voce-batteria intensissimo.
Già dal titolo, i Rolling Stones riconfermano la loro attitudine selvaggia ed eccentrica, trasposta pedissequamente nella strumentale e nelle lyrics della traccia, arricchita dal breakdown Watts/Jagger.
Il brano parte da un breakdown, per chitarra e voce, con Paul Stanley e Peter Criss a sfidarsi. Sprezzante e superficiale, il ritornello del brano gioca su un doppio senso, accentuato dall'esecuzione voce/batteria.
Contenuto nell'ultimo album degli Audioslave, REVELATIONS, il brano fa parte di un disco frutto di una commistione di generi eclettica: metal, funk e noise uniti alla perfezione in una tracklist in cui One And The Same spicca per le tematiche delicate trattate nel testo e per l'intensità della performance. Tom Morello alla chitarra è una garanzia, come Chris Cornell alla voce, del resto, immersi in un groove ipnotico dal sound colossale.
Un ritmo prorompente per una hit massiva. Il beat del brano riprende il suono dell'auto della band mentre attraversava il ponte di Miami per raggiungere lo studio. Una traccia originale e di grande impatto.
Un hard rock incendiario con due breakdown terrificanti. Dal vivo, la traccia diventa feroce, terrificando gli ascoltatori con sonorità crude e aggressive.
C'è davvero poco da dire su questa traccia che segnò una generazione e continua ad avvicinarne tante altre al mondo della musica suonata.
Giunti ai 2 minuti e mezzo di riproduzione, il basso e le chitarre escono di scena, regalando a Springsteen e Max Weinberg un attimo di assoluto splendore, accompagnati dal sintetizzatore di Roy Bittan. Born In The U.S.A. rimane una delle tracce più evocative nello splendido catalogo del Boss.
Un'attitudine da poeti maledetti, quasi dimenticata dopo il successo di Sex On Fire. In Red Morning Light, lo spettro artistico più profondo e sentimentale dei Kings Of Leon ha modo di emergere e pulsare con energia, brillando nella discografia della band.
Con Freddie Mercury alle seconde voci, mancare il bersaglio era praticamente impossibile. Love Is The Hero, purtroppo, non ha mai riscosso il successo che meritava, ma rimane una traccia degna di nota per il panorama musicale contemporaneo.
Nonostante sia stata utilizzata una drum machine, il breakdown posto in apertura riesce a convincere gli ascoltatori, mostrando grande maestria negli arrangiamenti.
Il primo album degli ZZ Top mostrò al pubblico una band fortemente ispirata dai Led Zeppelin. Le inflessioni della band madre dell'hard rock raggiungono l'epitome nel brano in oggetto, il cui breakdown regala ancora brividi d'emozione agli ascoltatori.
Ogni pre-ritornello nella traccia culmina in un breakdown. Nell'ultimo, però, Joan Jett estende i versi, per poi cantare senza chitarra, mandando il pubblico in estasi dal vivo.
Probabilmente, parliamo del brano più famoso della ELO. Il breakdown dura solo tre secondi, poco dopo aver superato il minuto di riproduzione. Batteria e sintetizzatore dominano quegli istanti di pura mesmerizzazione.
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