Come suonare la chitarra come Ritchie Blackmore

Un chitarrista dal feel emozionante, eppure un pioniere dello shred. Un guitar god poliedrico che continua a far sognare milioni di fan della vecchia e nuova guardia. Parliamo di Ritchie Blackmore e dell'inconfondibile playing che snoccioleremo di seguito. 

Viene definito "padre della chitarra moderna". Non a caso, Ritchie Blackmore ha ispirato chitarristi straordinari come Yngwie Malmsteen e Randy Rhoads. Il suo, è sempre stato un approccio eclettico, ricco di pathos ed emozione, ma sempre improntato verso sonorità ricercate, dai tratti barocchi e rinascimentali. Ben noto per la sua militanza nei Deep Purple, Ritchie Blackmore ha appassionato milioni di persone al mondo del rock e, in generale, della sei corde. Riff come quello di Smoke On The Water, Burn, Strange Kind Of Woman o Black Night sono, del resto, rimasti impressi nell'immaginario collettivo, anche dei meno avvezzi. In questa guida, scopriremo i particolari del suo playing, analizzando la sua produzione e i lick da lui maggiormente usati. 

Suonare come Ritchie Blackmore: analisi dello stile 

Guardare lo stile di Ritchie Blackmore con un occhio più analitico e rivolto verso i dettagli è la chiave per interpretare i suoi brani al meglio o, in ogni caso provarci. Ormai è risaputo, del resto, che una buona mano e una strumentazione adeguata non sono, purtroppo, abbastanza per eguagliare i fasti degli dei della chitarra. Senza indugiare ulteriormente, vediamo come, Blackmore, si approccia alla sei corde. Iniziamo dal tocco, delicato e preciso, intriso di raffinatezza. Quando il chitarrista dei Deep Purple non distruggeva chitarre ed amplificatori scagliando le une contro gli altri, il suo era un playing leggiadro. Le mani si muovevano come gazzelle lungo una tastiera che, suonata da lui, sembrava infinita. Si tratta di una skill acquisita durante gli anni da studio e session man ante D.P. 

Riffing e produzione solista si basano principalmente sul blues, con una propensione fascinosamente velata per la musica classica. Il contrasto tra lunghe note e staccato rende il suo playing ancor più eccitante, bending ripetuti, frammenti d'arpeggi e lunghi vibrato per mezzo della leva tremolo, poi, divennero immediatamente il suo marchio di fabbrica. Lo switch tra scale modali e pentatonica è uno dei punti focali del soloing di Blackmore. Parlando di riffing, uno degli elementi più comuni nel suo stile è l'utlizzo delle Quarte. Smoke On The Water ne è un esempio lampante, così come Man On A Silver Mountain dei Rainbow oppure Long Live Rock 'n' Roll. Durante l'esecuzione dei brani, poi, Blackmore ha avuto raramente bisogno di accordi "imponenti" per colmare i vuoti nella ritmica, essendo stato sempre affiancato da tastieristi nelle band in cui militava. Risulta molto comune per lui, quindi, relegare il suo ruolo a lick a note singole oppure linee armonizzate col basso, quando non buca il mix con i suoi soli. Da segnalare, infine, il terrificante playing blues dell'artista che rende, quindi, l'improvvisazione, un elemento cardine del suo stile, specie alternando alle scale classiche, quella Bizantina ed il modo Frigio. 

Il gear del chitarrista 

Comparve per la prima volta con i suoi Deep Purple al tramonto degli anni '60, imbracciando una Gibson Es335 equipaggiata con tremolo Bigsby. Tutti, però, ormai riconducono i propri pensieri verso la Fender Stratocaster quando ricordano Ritchie Blackmore. Incontrò per la prima volta lo strumento e le sue forme sinuose per merito di Eric Clapton che gliene porse una in dono. Il sound tipicamente più acido e tagliente della Strat, unito all'ergonomia dello strumento, in contrasto con i manici particolarmente scomodi dell'epoca, più difficili da suonare di quelli Gibson e, per questo, a detta del chitarrista (intervistato da Guitar Player nel '73 al riguardo), in grado di stabilire un rapporto tra musicista e strumento più forte, dettato dalla "sfida" rappresentata dal suonarli, le rendeva le "go to" del guitar hero, insieme al tremolo più affidabile rispetto al Bigsby. 

In termini di amplificazione, il Mugnaio era solito usare Marshall JCM800, portati a 200W dal vivo e, in studio, soluzioni meno travolgenti trovate nel Vox Ac30. Fuzz e Wah componevano la sua effettistica particolarmente spartana, arricchita solo più tardi (negli anni '80) con strumentazione MIDI, adottando un GK1 di Roland. Va, infine, sottolineato che Blackmore fosse solito modificare radicalmente i propri strumenti.

Non solo gli amplificatori, potenziati a livelli assurdi, ma anche le chitarre che presentavano tasti scalloped, che rendevano il contatto con le corde più sensibile e morbido, la sabbiatura del manico sul retro, l'assenza del pickup centrale della Strat che intralciava il chitarrista nei suoi funambolismi più estremi e l'immancabile set di Seymour Duncan ssl-4 con cui equipaggiava le sue Fender, temporaneamente sostituito negli anni '80 con un'elettronica attiva EMG. Ritchie Blackmore era solito imbracciare Stratocaster CBS, i cosiddetti modelli col "palettone". Ciò nonostante, Fender gli avrebbe più tardi dedicato modelli signature Made In Japan e Mexico più accessibili ed esemplari Custom Shop dal prezzo di vendita più esoso. Attraverso questa panoramica, i chitarristi avranno modo di avvicinarsi, seppur minimamente, allo stile di uno dei più grandi chitarristi di tutti i tempi, consapevoli però che la vera identità da cercare durante le sessioni di studio sia la propria, piuttosto che dedicarsi esclusivamente all'emulazione delle leggende del passato. 

Claudio Pezzella

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Claudio Pezzella

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