Accordi vigorosi ed imponenti muri del suono composero il caratteristico sound degli Who, sia in acustico che in elettrico. Composizioni feroci, eseguite a volumi altissimi, con feedback indomabili. L'adrenalina tagliente con cui gli Who affrontavano il palco si rifletteva pedissequamente nelle loro produzioni in studio. Scopriamo, dunque, di seguito, le 10 canzoni più heavy della band.
Trainata da una linea di basso possente, The Quiet One si basa su una sezione ritmica spaventosa, con un energico Kenney Jones dietro le pelli. I testi, firmati dallo stesso Entwistle, rafforzarono l'alone di mistero sorto intorno alla sua figura.
Una strumentale eclettica, in contrasto con dei testi a dir poco feroci. Daltrey scaglia parole al vetriolo su una base dall'attitudine regale e pacata, introdotta da sfumature di funk.
Fu Pete Townshend a raccontare la storia del Mago del Pinball . Oggi, è uno dei brani più evocativi nella discografia della band, con una sezione acustica divenuta iconica ed un testo sarcastico rivolto al critico musicale Nick Cohn.
Nessuno ha mai eguagliato la versione che gli Who suonarono a Leeds di questo brano del 1958 di Eddie Cochran, un famosissimo rockabilly, completamente reinventato dalla band in chiave, potremmo dire, stoner metal.
Una delle linee di basso più selvagge nella storia del rock. Entwistle si lancia in un folle virtuosismo al quattro corde, rendendo The Real Me un highlight spettacolare in un disco già straordinario: QUADROPHENIA.
Un vero manifesto del rock classico che, con i suoi oltre otto minuti di durata, trasporta l'ascoltatore in una dimensione parallela, roboante, a causa dei sintetizzatori sognanti di Townshend e dei suoi martellanti riff di chitarra.
Hard rock allo stato puro, messo al servizio di lyrics in cui Pete Townshend riflette sulla sua ricerca della pace spirituale.
A metà tra una canzone horror divertente ed una stupida traccia per bambini, Boris The Spider fu, in realtà, il primo, visionario, contributo di John Entwistle negli Who. Il modo con cui il bassista intona il ritornello riprende ciò che, decenni dopo, sarebbe stato definito death metal, per la scurezza e l'attitudine heavy con cui i versi vengono interpretati.
Sempre da LIVE AT LEEDS, ancora una volta siamo di fronte ad una versione definitiva da mozzare il fiato, una rivisitazione brutale di un brano di Mose Allison che arriva a chi ascolta con la stessa prepotenza di un pugno allo stomaco.
Il brano più famoso ed identificativo degli Who in cui la somma delle parti risulta, semplicemente, esplosiva.
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