Ha fatto la storia della musica contemporanea unendo il ritmo latino alla solennità del blues. Scopriamo le sfumature del playing di Carlos Santana.

Nacque in Messico nel 1947, imbracciando il violino a soli 5 anni. 3 anni dopo, il piccolo Carlos sarebbe passato alla chitarra, con suo padre come insegnante. Negli anni, il giovane Santana finì per rimanere folgorato dalla potenza del blues di John Lee Hooker, T-Bone Walker e BB King. Il successo di Ritchie Valens, poi, gli mostrò che il successo fosse un'opzione nel mondo della musica anche per un artista messicano, spingendolo ad intraprendere un percorso in questo senso. Già nel 1969, Carlos Santana era sul palco di Woodstock, per un'esibizione che sarebbe entrata nella storia. Vediamo subito le più importanti sfaccettature del suo approccio chitarristico.

Lo stile di Santana

La chiave per sbloccare il sound di Santana è l'intensità: la passione con cui le note vengono suonate e l'apporto emotivo con cui si concepiscono i lick. Blues semplici, impreziositi da bending e vibrato profondi. Mantenendo le dita fisse in posizione, lasciando che le note lunghe vibrino, può incorrere in aiuto quando si studiano frasi alla Santana. Il chitarrista destò grande clamore nella comunità di riferimento nei suoi anni d'oro per la velocità di alcune sue esecuzioni: si tratta di lick semplici, senza virtuosismi estremi, composti da poche note suonate rapidamente. Per ottenere le vibe esotiche di Carlos Santana, poi, è consigliato costruire alcuni fraseggi inserendo le corde basse suonate, però, nella parte inferiore del manico.

Le triadi sono un elemento fondamentale del suo playing, spesso inserite due alla volta in box da 4, per dare un ulteriore alone eclettico. Il tremolo picking sulle note cantine, infine, è uno dei marchi di fabbrica del chitarrista. Inoltre, Santana non si è mai limitato solo alla pentatonica, facendo del Modo Dorico un suo asso nella manica, soprattutto quando accostato alle progressioni d'accordi da lui stesso firmate. Infine, Carlos Santana non è ovunque nelle sue tracce, lasciando ampi spazi in cui gli ascoltatori hanno modo di respirare e gli altri strumentisti di splendere. Suonare alla Santana significa condividere le luci della ribalta coi propri compagni, lasciarsi prendere dal ritmo e abbandonare ogni competizione e orgoglio in favore di un bene più grande: la musica.

Il rig del chitarrista

Per avvicinarsi a Carlos Santana, una volta studiata approfonditamente la sua tecnica, è opportuno fare mente locale sulla sua strumentazione, a cui è fondamentale, quanto meno, ispirarsi, per avvicinarsi ai landscape sonori da lui dipinti. Per quanto riguarda le chitarre, Santana è, ormai da decenni, endorser Paul Reed Smith. Si tratta di un brand high end, dunque non per tutte le tasche, ma che, fortunatamente, mette a disposizione del pubblico strumenti di fascia media e dal buon rapporto qualità/prezzo; tra cui anche una signature Santana.

In ogni caso, si parla di strumenti a doppio humbucker, quindi con un sound grosso, ricco e dalle dinamiche marcate. Negli anni, comunque, Santana è stato visto imbracciare Fender Stratocaster e chitarre Gibson, principalmente SG, ma anche Les Paul e Yamaha, con la iconica SBG2000 Double Cutaway Neck-Thru.

In termini di pedali, risultano fondamentali distorsioni come il TS9 Ibanez Tube Screamer, chorus come il Boss Ce-2, Big Muff quali l'Electro-Harmonix EH-3003, riverbero e Wah come il Dunlop GCB95 Cry Baby. Infine, per gli amplificatori, Santana è stato visto adottare, negli anni, strumentazione custom come il Bludotone, costruito su sue specifiche, testate Mesa Boogie Mark 1, combo del medesimo marchio, modello Snake King e amplificatori Fender Twin.

Claudio Pezzella

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Claudio Pezzella

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