I chitarristi che hanno influenzato David Gilmour

Una figura enigmatica, contraddistinta da un playing ambientale e madido di sfaccettature. David Gilmour è uno dei migliori chitarristi di tutti i tempi, ma chi lo ha influenzato maggiormente?

Ha dato forma ai tratti più emozionali della chitarra moderna. Il leggendario chitarrista dei Pink Floyd ha ispirato generazioni di musicisti e continua a farlo, estendendo la propria influenza ben oltre i confini della musica rock. Venne definito "miglior chitarrista Fender di tutti i tempi" dallo stesso storico brand, superando icone come Jimi Hendrix ed Eric Clapton che lui stesso, in quella sede, citò tra le sue massime fonti d'ispirazione. Un sound variegato come il suo, però, ha attinto da molti più landscapes musicali. Li scopriamo di seguito.

David Gilmour sulle sue più grandi influenze

Intervistato da Uncut, il guitar hero di Comfortably Numb parlò dei suoi esordi alla sei corde dicendo: "Quando inizi, devi copiare. Provare ad essere originali quando si è troppo giovani potrebbe non essere la cosa migliore. Io ho imparato copiando Pete Seeger, Lead Belly, Jeff Beck, Eric Clapton e Jimi Hendrix, ogni tipo di chitarrista". Il suo sound è il frutto di una commistione sapiente di stili.

L'incontro tra Hendrix e Clapton al Politecnico di Regent Street fu emblematico e la loro jam session pose le basi per il cambiamento definitivo della scena inglese. Slowhand avrebbe ispirato Gilmour solo dopo, attraverso il suo lavoro nei Cream, ma Jimi travolse il giovane David con la sua passione bruciante sin dal primo momento.

Alcuni dei nomi che provengono dal passato remoto del rock nel background di Gilmour sono quelli di Chuck Berry ed Hank Marvin degli Shadows. Il formidabile chitarrista dei Pink Floyd, del resto, non ha mai fatto segreto della sua passione per il rock and roll. Ad immettere nell'attitudine di Gilmour una vena pop fu, invece, la chitarra di George Harrison, a dimostrazione dell'amore che l'artista provava per i Beatles.

Tra le sue altre influenze, David citò spesso Lead Belly, Joni Mitchell e John Fahey, ma probabilmente l'artista che ha maggiormente plasmato il suo playing è stato Syd Barrett, amico e fondatore dei Pink Floyd, a cui sarebbe subentrato nel 1968. L'approccio profondamente psichedelico e senza confini del Diamante Pazzo, infatti, contribuì ampiamente alla crescita della visione sonora di David.

Claudio Pezzella

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