Chi sono gli UFO? Poche persone se li ricorderanno

Led Zeppelin, Deep Purple, Black Sabbath. La sacra trimurti dell’hard rock inglese degli anni Settanta si condensa in questi venerabili nomi, non include gli ingiustamente dimenticati UFO. Una scena così ricca di ispirazione non può ridursi a questo manipolo di nomi, se non nei lacunosi racconti di qualche superficiale profeta dell’ovvio. Sono tantissimi, più di quanti potete immaginarne, i piccoli grandi eroi che hanno contribuito, alcuni di loro anche solamente con un disco, a forgiare un suono glorioso, ricco al contempo di rabbia e melodia, di urgenza adrenalinica e romantica creatività. E non esito a definire tra i migliori di tutti questo facinoroso drappello di rissaioli incalliti, che ha sperperato denaro e opportunità, che è arrivato puntuale alla fermata per l’autobus diretto verso la Gloria, ma si è semplicemente dimenticato di salirci su, preferendogli probabilmente l’ennesima puntata al pub.

La storia di quelli che di lì a poco diventeranno gli UFO prende forma nei primi mesi del 1968, quando Pete Way rivolge per la prima volta la parola a Mick Bolton in un pub di Bounds Green, nella grigia periferia settentrionale della Londra meno turistica che possiate immaginare. Qualcuno mi aveva detto che quel ragazzo suonava la chitarra, ma la molla principale che mi spinse ad attaccarci discorso fu il fatto che forse era l’unica persona, almeno tra quelle del mio giro, ad avere i capelli più lunghi dei miei. Ai tempi credevo di essere un chitarrista anch’io – racconterà Pete molti anni più tardi – ma dopo averlo sentito suonare compresi immediatamente che avrei dovuto scendere a più miti consigli, accettando il suo suggerimento di provare con il basso”. I due audizionano diversi batteristi, di un paio dei quali (Mick Terrazo e Colin Turner) le cronache hanno tramandato le generalità.

Live, 1977 © UFO

Sono ancora di più i nomi che vengono presi in considerazione per la neonata formazione, alcuni dei quali durano lo spazio di alcune prove: i più longevi sono l’iniziale The Boyfriends, il più minaccioso The Good the Bad and the Ugly (ispirato naturalmente dall’omonimo film di Sergio Leone), e Hocus Pocus, adottato esattamente quando Bolton viene convinto che non può occuparsi anche delle parti vocali, e si opta per l’ingaggio di un cantante di ruolo. “Fu tutto molto casuale – rammenta Phil Mogg – condividevo l’appartamento con quei ragazzi, mi dissero che avrebbero registrato una demo presso uno studio e mi proposi come cantante, anche se in realtà non avevo nessuna esperienza. Avevo provato a strimpellare qualche strumento, ma non ero proprio portato; ma suonare in una band mi sembrava la cosa più fica del mondo, anche perché non avevo un penny in tasca, e nessuna voglia di lavorare!”.

 

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Testo di Giovanni Loria, Prog Italia n.37

Mila Spada

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Mila Spada
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