The story behind the song: Godilox dei King’s X

In quanto produttore, manager e mentore, Sam Taylor ha giocato un ruolo importante nell’ascesa del trio texano King’s X. Utilizzando le conoscenze maturate lavorando con gli ZZ Top, Taylor gestiva i King’s X come un sergente maggiore e li guidò nella realizzazione di OUT OF THE SILENT PLANET del 1988, album d’esordio ancora oggi tra i migliori del rock. Per il loro quinto disco, DOGMAN, il gruppo lo sostituì alla consolle con Brendan O’Brien. Sebbene la separazione sia stata tutt’altro che amichevole, tre decenni dopo il bassista e frontman Dug Pinnick ogni tanto parla ancora con Taylor, e potete stare sicuri che si arriva a parlare di una cosa in particolare. “L’ultima volta che abbiamo scambiato messaggi, Sam mi ha chiesto: ‘Secondo te perché Goldilox non è stata la più grande hit del mondo?’”, dice Pinnick. “Ed io: ‘Perché non ci hai permesso di farla uscire come singolo’.

Sam attribuisce la decisione a Jonny Z, il boss della Megaforce, ma secondo Jonny [morto nel febbraio 2022] fu proprio Sam a porre il veto alla pubblicazione di Goldilox come singolo, perché non voleva che la nostra carriera decollasse troppo in fretta”. Ty Tabor, chitarrista dei King’s X e autore della melodia del brano, è sostanzialmente d’accordo, anche se aggiunge un elemento: “Ricordo che Sam disse che non voleva che il primo singolo dal disco fosse un lento”, ricorda Tabor. “Un paio di altri gruppi che conoscevamo avevano fatto uscire brani acustici come singoli, e quando la gente era andata a vederli era rimasta confusa. Sam non voleva che succedesse questo”. “Alla fine pubblicammo Goldilox come singolo, ma solo dopo altri due [King e Shot Of Love]”, Tabor continua. “A quel punto però il disco era già stato sentito e risentito, per cui nessuno le prestò troppa attenzione. Probabilmente è stata un’opportunità persa. Poi certo, come sottolinea Pinnick, “se non eri d’accordo con Sam su qualcosa, scoppiava una guerra”.

A differenza della Riccioli d’oro della filastrocca, la Goldilox dei King’s X si basava su una persona reale, una ragazza bionda che Tabor aveva notato in un club di Houston. “Non ho mai nemmeno saputo il suo nome”, dice Tabor. “Chiunque fosse, sicuramente non sa di essere stata lei a ispirare la canzone”. È stato tutto come una formula alchemica. Dopo aver adattato i testi a una musica già composta, compresa la straordinaria intro alla chitarra, Goldilox si è quasi scritta da sola. “È venuta facilmente e veloce, come un regalo caduto in grembo”, ricorda Tabor. “Mi sono seduto, e tutto era pronto in pochi minuti”. Sebbene accreditata al gruppo, fu Tabor a realizzare il demo della canzone e a suonarlo agli altri due, in formato quasi definitivo.

Quando ai Rampart Studios di Houston iniziarono le session di OUT OF THE SILENT PLANET, tutti si resero conto che Goldilox era un brano importante. Ma quando si trattò di registrarla, ci fu un problema. Ciò che Pinnick amava di più del demo di Tabor era l’innocenza della voce. “Perché ero il cantante della band”, dice Pinnick, “Ty e Sam hanno entrambi detto: ‘Canta questa’. E la prima volta che ci ho provato, Ty mi ha detto che sembravo Tina Turner. Non gli piaceva. Allora l’ho cantata di nuovo nel modo in cui la senti ora”. “Non ero contento della versione sul disco, e non lo sono ancora. Preferisco di gran lunga quella presente su OGRE TONES [2005]”.

Malgrado queste continue riserve, 34 anni dopo Goldilox resta uno dei brani preferiti dal vivo dai fan dei King’s X. “Non posso più cantarla dal vivo, e non lo farò mai più”, afferma Patrick. “Corpo e voce cambiano. Ormai per me è troppo alta”. “Goldilox è sempre un momento speciale, ogni sera”, dice Tabor. “La suono molto piano, e lasciamo che il pubblico la faccia propria. Ritmo, armonie, tutto”. Tabor ne è felice, ma ammette: “Non so perché sia successo. Goldilox è nella Top 10 delle cose che ho scritto per il gruppo, e la gente l’adora”. Per Pinnick non ci sono misteri: “È una canzone sull’innocenza. Ty ha semplicemente visto quella ragazza e avrebbe voluto conoscerla. Tutto qui”.

   

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Fonte: Classic Rock n°123, intervista di Dave Ling

Mila Spada

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