PHONE FREE CONCERTS: contro gli smartphone ai concerti

Sul prossimo numero di Classic Rock troverete, tra le mille altre cose, due opinioni pari e opposte a proposito della questione bollente degli smartphone ai concerti. Abbiamo chiesto a Mark Paytress e Cristiana Turchetti che cosa ne pensassero, e questo è un estratto delle loro risposte… il resto lo trovi in edicola venerdì prossimo!

 

Mark Paytress: Viva la linea dura

“Fosse per me, confischerei i telefonini esattamente come un tempo si faceva con coltelli e borchie” 

Mi si chiede se è giusto requisire e proibire gli smartphone durante i concerti? Be’, ho il sospetto che si tratti di una buona idea. Tenere il telefono lontano da un’area di creatività condivisa non può essere del tutto sbagliato, perché in uno spazio che contiene duemila persone, altrettanti telefonini alzati non possono giovare all’artista che si esibisce. Poi, consideriamo che ai fotografi professionisti questa libertà non viene quasi mai concessa ed è una vera e propria stupidaggine. Ci troviamo di fronte a una libertà e a una limitazione di libertà che corrono sullo stesso binario, con tutte le considerazioni di natura etica che ne conseguono. Personalmente, considero la musica come la massima espressione artistica nei cui confronti deve esserci un profondo rispetto. Poi, riconosco di essere eccessivo, perché a me danno fastidio anche le persone che battono troppo le mani, che ritengo fin troppo invadenti…

… Nei primi anni del Duemila andai a vedere i Sonic Youth che suonavano dal vivo il loro album DAYDREAM NATION; mi aspettavo un concerto intenso e quasi trascendentale, proprio come quel disco, invece, mi sono ritrovato circondato da cinque o sei ragazzini che strillavano come impazziti e che tradivano un’assoluta ignoranza della musica che i Sonic stavano suonando e che si facevano foto col telefonino. Per me è stato un disastro e ne sono uscito profondamente avvilito. Per cui, fosse per me, confischerei i telefonini esattamente come un tempo si faceva con coltelli e borchie prima dei concerti di alcune band, vedi Clash e Sex Pistols per esempio. In fondo, uno smartphone, se usato impropriamente, può fare altrettanto male.

Cristiana Turchetti: Un po’ di coerenza, please

“Sono stata pogata, schiacciata, insultata, annaffiata, sputata dal palco, corteggiata, baciata ma, soprattutto, sempre e comunque inclusa in un momento di energia collettiva irripetibile”

Ok, sappiamo tutti che esiste un problema di educazione generale e di rispetto delle libertà altrui, più che mai quando si condivide un’esperienza come quella di un concerto. Il ricordo del primo concerto a cui sono andata da sola è abbastanza indicativo ed è stato molto educativo: ci troviamo a Roma, al Velodromo, per vedere i Clash (o ciò che era sopravvissuto di loro) ed io, che allora avevo solamente nove anni, ero stata accompagnata da un cugino più grande che, per farmi vedere qualcosa, mi aveva fatta sedere sulle sue spalle. Neanche cinque minuti dopo sono stata colpita in testa da una bottiglia di birra, questo perché qualcuno dietro di noi non riusciva a vedere niente. Mio cugino non si è scomposto e mi ha impartito una grande lezione di vita: non lamentarti, non ti sei fatta niente e questo è un concerto rock, non dimenticartelo! Mai dimenticato e, soprattutto, mai rimosso quel senso di assoluta tolleranza per chiunque vada a un concerto, dove, si sa, devi poterti conquistare il tuo spazio e il tuo rispetto. Prima di essere una dei privilegiati che possono assistere ai concerti senza comprare il biglietto, sedersi in posti riservati ed essere trattati decentemente, ero una ragazzina qualunque che pagava regolarmente un biglietto che spesso, ammettiamolo, non mi dava diritto di godere dello spettacolo per cui avevo speso dei soldi. Sono stata pogata, schiacciata, spinta all’inverosimile, insultata, annaffiata, sputata dal palco (mai più in prima fila per Iggy Pop, mai più!), divertita, corteggiata, baciata ma, soprattutto, sempre e comunque inclusa in un momento di energia collettiva irripetibile. Se credo che i ragazzi di oggi perdano qualcosa filtrando tutto con l’obiettivo dei loro telefoni? Sì, ne sono convinta, ma le generazioni cambiano, le modalità di interazione si adeguano ai tempi e la libertà di immortalare quel momento di vita nella maniera che più si adatta alla loro personalità dovrebbe non essere mai messa in discussione…

 

Da venerdì prossimo, il nuovo numero di Classic Rock ti aspetta in edicola e online!

 

Mila Spada

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