AUTO-TUNE: il male assoluto?

Luca Fassina: è come Photoshop per la voce

“In un mondo nel quale l’Intelligenza Artificiale rischia di sostituirsi all’umano di turno, usarlo è come barare quando giochi a rubamazzo col tuo nipotino”

L’Auto-Tune nasce alla fine degli anni Novanta per correggere le stonature. La sua prima apparizione è nel brano Only God Knows Why di Kid Rock. Cher lo ha poi reso popolare con Believe, ma qui dobbiamo fermarci un attimo: lei e molti che la seguiranno (i Radiohead su AMNESTIC, Snoop Dogg su Sexual Eruption, i Black Eyed Peas di Boom Boom Pow, l’effetto robotizzante del sound dei Daft Punk), lo hanno impiegato per creare nuovi effetti, distorsioni che rendevano particolare la voce. Anche Paul McCartney ha commentato che i Beatles lo avrebbero usato a profusione, non tanto per aggiustare l’intonazione, quanto per giocarci.

(…)

Personalmente condivido appieno: in un mondo nel quale l’Intelligenza Artificiale rischia di sostituirsi all’umano di turno, usarlo è come barare quando giochi a rubamazzo col tuo nipotino; come in tutte le cose, dipende dall’uso che ne fai. Sì a un uso creativo per dar vita a qualcosa di nuovo e originale, no se deve far disimparare a cantare con la propria voce. Oggi se trovate la scritta Live Means Live – ideata dal compositore inglese David Mindel – potete essere sicuri che chi la sfoggia è Auto-Tune free e non usa nemmeno tracce di accompagnamento nei suoi show. Alla fine, se non sei originale e non hai talento, non avrai mai successo, con o senza Auto-Tune.

Federico Guglielmi: l’aiutino dei cialtroni

“L’Auto-Tune mi disgusta profondamente, ok, ma mai tanto quanto quelli che, abusandone fino alla nausea per inventare nuovi personaggi da dare in pasto alla massa e conseguentemente arricchirsi ben oltre i loro meriti, hanno ulteriormente abbassato il livello della musicademmerda”

(…)Cancellerei invece dal mondo, senza alcuna esitazione, tutti quelli che l’hanno reso il mezzo ideale per trasformare ogni cane non dico in Frank Sinatra ma almeno in qualcuno che con un vero cantante ha una più o meno vaga somiglianza (e, no, che nessuno tiri in ballo i punk “che non sapevano cantare”, perché quelli delle loro carenze se ne fottevano e, anzi, te le sbattevano volontariamente in faccia). Chi sono? A volte, ma solo a volte, gli stessi cialtronazzi che si danno arie da artisti pur essendo venditori di fumo, ma ben più spesso i loschi speculatori che si muovono (quasi sempre) dietro le quinte: ma sì, quei manipolatori da studio di registrazione (o da workstation casalinga) che fanno suonare tutti allo stesso modo e che si firmano anche come autori di obbrobri costruiti per manipolare il grande pubblico superficiale di questi tempi grami. Non sto parlando soltanto della trap e dell’Italia, sia chiaro, ma di tutta la musicademmerda che disgraziatamente subiamo (qualcuno ha pensato “reggaeton”?) in quanto minoranza che sceglie cosa ascoltare invece di limitarsi ad accettare quel che gli viene propinato “dal sistema”, chiamiamolo così per semplificare. L’AutoTune mi disgusta profondamente, ok, ma mai tanto quanto quelli che, abusandone fino alla nausea per inventare nuovi personaggi da dare in pasto alla massa e conseguentemente arricchirsi ben oltre i loro meriti, hanno ulteriormente abbassato il livello della musicademmerda. Il Male sono loro e tutti i discografici, i media e i troppi addetti ai lavori che li sostengono, mica il povero Auto-Tune.

 

…Tratto dall’ultimo numero di Classic Rock, disponibile in edicola e online!

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