Testi: Michele Neri e Vito Vita Consulenza, discografia e materiale iconografico di Fernando Dello Stritto
45 giri Parade PRC 5017; 1966
Edoardo Bennato debutta con la Parade, piccola etichetta romana fondata da Morricone, Fidenco, Carlo Rossi e Vincenzo Micocci: proprio quest’ultimo ha portato il ventenne cantautore napoletano, colpito da un brano che inizialmente il discografico voleva proporre a Bobby Solo. La cosa non va in porto e la canzone, Era solo un sogno, ballata alla Elvis non particolarmente originale, diventa il lato A del 45 giri; più interessante il retro Le ombre, testo di blanda denuncia sociale con richiami musicali a Dylan e l’armonica a bocca suonata da Bennato, anche se non è cronologicamente vero come spesso si sostiene che sia il primo cantante italiano a suonare in un disco l’armonica, poiché Gian Pieretti cinque mesi prima lo ha fatto in Tutto al suo posto. I testi sono di Alessandro Portelli, che già si occupava all’epoca di musica folk americana, e gli arrangiamenti di Gianni Dell’Orso; in copertina è scritto che i due brani sono stati registrati il 25 ottobre 1966 dal vivo, da intendersi come in diretta in studio (la Dirmaphon di Roma). La copertina riporta sul fronte una foto di Edo seduto a terra sull’arcata di Ponte Cestio dell’isola Tiberina a Roma. Il successo è nullo e il disco diventa tra i più rari e ricercati di Bennato. (VV)
LP Ricordi SMRL 6129; 1974
Lo scarso successo di NON FARTI CADERE LE BRACCIA sta per bloccare definitivamente la carriera discografica di Edoardo Bennato ma alla Ricordi comunque qualcuno continua a credere in lui grazie anche alle recensioni positive che hanno dimostrato un certo gradimento da parte della stampa specializzata. Ecco quindi che il secondo album di Bennato viene messo in cantiere con la stessa squadra produttiva: Sandro Colombini come produttore, Roberto De Simone a curare le partiture orchestrali ed Eugenio Bennato come braccio destro. Musicisti di lusso come Andrea Sacchi, Tony Esposito e il futuro bassista di Napoli Centrale Bruno Limone, completano la squadra. Dall’album d’esordio viene recuperata con qualche leggera modifica di missaggio, Un giorno credi registrata da Bennato con i Perdio. Le analogie con il debutto però finiscono qui. I BUONI E I CATTIVI è un album solido, sfacciato e forse riparte proprio da dove finiva il precedente, quella Rinnegato così diretta e aggressiva. Qui Bennato non si risparmia, affronta il bene e il male e ne rileva i confini sfumati e lo fa con un sarcasmo inedito per la canzone italiana. Come sono lontani gli incerti singoli per Mogol e company, tra questi nuovi solchi si intravede un fustigatore senza paura, abilissimo nello sferzare il pubblico che sempre di più si dimostrerà affezionato a quelle liriche così corrosive, la satira politica feroce di Uno buono e di Facciamo un compromesso, l’amore incondizionato per Napoli di Ma che bella città e di Tira a campare. Forse non tutti se ne accorgono subito ma l’Italia della musica ha un nuovo grande protagonista. Bellissima e programmatica la copertina con Bennato e Raffaele Cascone vestiti da carabinieri, ammanettati fra loro. L’album esce in piena estate 1974 e viene accompagnato da un singolo formato dalla micidiale Salviamo il salvabile abbinato alla citata Ma che bella città. (MN)
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