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LIVE AT POMPEII dei Pink Floyd: inestimabile

Un regista anticonformista, una band che stava per raggiungere il suo apice, una location immersa nella storia, un levriero afgano in grado di cantare: sono questi gli ingredienti che hanno fatto di LIVE AT POMPEII dei Pink Floyd un vero classico…

In concomitanza con l’uscita del Dvd che ha documentato il suo ritorno a Pompei, David Gilmour ha avuto modo di dichiarare come il mitico LIVE AT POMPEII dei Pink Floyd del 1971 fosse per lui “motivo di un certo imbarazzo. Magari per molti è divertente da vedere, ma non per me”. Ovviamente chi conosce Gilmour sa che molte delle sue esternazioni sono abbastanza ironiche: in passato infatti aveva manifestato tutto il suo affetto per quel pezzo di storia pinkfloydiana. LIVE AT POMPEII appartiene sicuramente al passato remoto, è decisamente fuori dagli schemi, ma può davvero essere definito “imbarazzante”? Proviamo a ricostruirne  insieme la storia, seguendo l’incontro tra quattro ragazzi, un maestoso anfiteatro e un regista altrettanto giovane, talentuoso e pieno di idee…

«Ci siamo solo noi che suoniamo qualche pezzo in un anfiteatro e delle sequenze alla Top of the Pops in cui camminiamo sulla cima del Vesuvio e facciamo cose del genere» Roger Waters

Per Gilmour LIVE AT POMPEII era fonte di imbarazzo: oggi, è qualcosa di inestimabile…

Nonostante la pubblicità dell’epoca avesse utilizzato lo slogan “Più di un semplice film: un esplosivo cineconcerto”, PINK FLOYD: LIVE AT POMPEII è un’opera intima e raccolta, che posiziona i Pink Floyd, in quel momento alla fine della loro fase psichedelica, nel cuore della scena artistica europea. È la ciliegina sulla torta di un periodo che aveva visto la band alle prese con le colonne sonore di balletti e film d’essai, registrando a Parigi. Il fatto che LIVE AT POMPEII sia stato realizzato con il contributo di persone di varie nazionalità e filmato in un sito che è la culla dell’Europa dimostra come i Pink Floyd fossero diventati parte integrante del movimento culturale continentale, contrariamente a molte formazioni d’oltremanica loro coeve.

«Nessuno di noi pensava che LIVE AT POMPEII avrebbe avuto così tanto successo e che sarebbe diventato un classico per così tanta gente. Il merito è tutto di Adrian Maben, ha avuto veramente una grande idea» David Gilmour

Grazie a LIVE AT POMPEII, la reputazione del gruppo è cresciuta enormemente, anche a causa della pubblicazione immediatamente successiva di THE DARK SIDE OF THE MOON, ed è rimasta salda per tutti gli anni 70. Per tutta la decade, infatti, le proiezioni del film sono continuate sia in Gran Bretagna che in America, magari come ultimo spettacolo notturno nei cinema, ma in questo modo la fama dei Pink Floyd ha continuato a fare il giro del mondo. Per i nuovi fan acquisiti lungo la strada, la visione del film nella versione del 1974 significava essere catapultati in un’altra epoca, un’epoca in cui la band, ormai glaciale e distaccata, veniva invece mostrata in momenti di grande serenità, durante un pranzo in comune o in studio di registrazione. Forse sono proprio quelle parti a imbarazzare Gilmour, ma sicuramente sono quelle che per chi scrive hanno rappresentato la sorpresa maggiore. “Ci siamo solo noi che suoniamo qualche pezzo in un anfiteatro e delle sequenze alla Top of the Pops in cui camminiamo sulla cima del Vesuvio e facciamo cose del genere”, dichiarò Waters all’epoca. “Ma penso che piacerà ai patiti del gruppo”. Nonostante fosse stato girato in 35 mm, originariamente LIVE AT POMPEII era stato pensato per la televisione piuttosto che per la televisione francese. “Mi occupavo di realizzare documentari d’arte, ad esempio dei profili di Magritte”, racconta Maben. “In questo modo l’arte riviveva in un modo nuovo e vibrante”.

Puoi leggere l’articolo completo nel numero di dicembre di PROG!

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