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Uriah Heep: quell’anima rock con tinte prog

Mick Box, chitarrista geneticamente hard & heavy, è l’unico elemento che ha attraversato tutte le stagioni degli Uriah Heep, dal 1967 a oggi.

Nel romanzo d’appendice I tre moschettieri (1844), scritto da Alexandre Dumas con la collaborazione di Auguste Maquet, i moschettieri – compagnia militare nata nel 1622 per volere del re di Francia Luigi XIII – solo in principio erano tre (Athos, Porthos, Aramis). A loro, infatti, presto si aggiunse il giovane D’Artagnan.

I tre moschettieri dell’hard rock britannico sono considerati Led Zeppelin, Deep Purple e Black Sabbath. Se ne cercassimo un quarto non avremmo dubbi sul suo nome: Uriah Heep.

La band, formatasi a Londra nel 1969 grazie all’intuizione del chitarrista Mick Box e del cantante (uno dei più dotati e sottovalutati della storia del rock) David Byron, a differenza delle altre tre citate, ha spesso inserito tinte marcatamente progressive in molte composizioni, utilizzando orchestre, archi, moog, mellotron, clavicembali, vibrafoni.

Oggi, anni dopo la loro nascita, a tenere alto il nome degli Uriah Heep ci pensa ancora lo storico fondatore Mick Box. Un esempio è LIVING THE DREAM (Frontiers Records) che contiene undici tracce ed è il ventiseiesimo lavoro in studio, l'ultimo uscito, prodotto dal canadese Jay Ruston (Anthrax, Steel Panther, Coheed & Cambria, Winey Dogs, Meat Loaf, Stone Sour).

Un tipico disco nello stile Heep con brani di rock classico, progressive, ballate. Un album che suona potente, energico, fresco e attuale grazie anche alla produzione di Jay Ruston. Abbiamo registrato i brani dal vivo in presa diretta e in soli diciannove giorni nei Chapel Studios nel Lincolnshire, Inghilterra. Il testo del primo singolo Grazed By Heaven è stato scritto da Jeff Scott Soto (Yngwie Malmsteen, Talisman, Sons of Apollo), la musica è del nostro bassista Dave Rimmer. La formazione odierna comprende, oltre a me e Rimmer: Phil Lanzon (tastiere), Bernie Shaw (voce) e Russell Gilbrook (batteria).

Agli Uriah Heep interessavano i tentativi di commistione tra rock e mondo classico di Genesis, E.L.P., King Crimson, Jethro Tull e Yes, ma anche quelli di altri gruppi, come gli americani Vanilla Fudge. Ci sono riusciti? A voi il giudizio, con il loro ultimo lavoro, uscito nel 2018.

L'articolo completo, a cura di Carmine Aymone, è su «Prog» n. 21, disponibile sul nostro store online.
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