L’importanza di ristampare | VINILE

All’interno di ogni numero di «Vinile» c’è una rubrica che si occupa dei dischi che non hanno mai conosciuto un’edizione in Cd.

La cura Vito Vita, che ogni volta analizza tre o quattro album, anche di artisti importanti, che i discografici hanno ritenuto di non ristampare nel formato digitale diffusosi dalla metà degli anni 80. Ci troviamo Herbert Pagani, Claudio Lolli e tanti altri, ma i casi più eclatanti sono quelli di Sergio Endrigo e Bruno Lauzi.

Ormai questa rubrica sta perfino diventando obsoleta, è infatti assai improbabile che questi dischi vengano ristampati in Compact disc, formato ormai considerato defunto. Pensate che nella maggior parte delle automobili nuove, non è nemmeno installato il lettore di Cd e la fonte sonora prediletta, ormai esclusiva si può dire, è lo smartphone. Lasciando da parte amare considerazioni sulla qualità della musica compressa in file musicali, costretta in playlist prive di logica, che sviliscono progetti nati con spirito artistico che lega ogni brano al seguente, si possono vedere i lati positivi, non ancora sfruttati appieno, di questa nuova musica priva di supporto fisico.

Chiunque può produrre un suo album e distribuirlo con molta facilità nella versione digitale. È anche semplice ed economico stampare una tiratura più o meno limitata di supporti fisici (Cd), da distribuire per promozione o per creare interesse tra i promotori di concerti e festival, ma in ogni caso la musica di chiunque può essere a portata di un click. Oltre a questo indubbio vantaggio, c’è la possibilità di rendere disponibili immensi cataloghi, migliaia e migliaia di dischi che magari non si trovano più nelle edizioni originali (spesso dai prezzi proibitivi) e che non sono mai stati ristampati.

Qui siamo ancora molto indietro, i portali di streaming non hanno dimostrato il minimo interesse a gestire questo inimmaginabile patrimonio artistico con un po’ di attenzione e con il rispetto che si dovrebbe. È tutto mischiato, manca un sacco di roba. Pensate cosa si potrebbe fare con delle playlist mirate, curate da chi conosce approfonditamente l’argomento della playlist stessa. Si potrebbero creare antologie tematiche di spessore o raggruppare una serie di album che siano legati da un filo comune (etichetta, periodo storico, filone artistico), che però venga spiegato da note dettagliate.

Un’operazione del genere non andrebbe certo a penalizzare il mercato del vinile in continua espansione.

Le nuove uscite e le ristampe, sempre più belle a quanto pare, continueranno a intrigare e attirare i collezionisti e gli appassionati. Non è certo il trovare in streaming, ad esempio, la raccolta completa e ordinata dei 78 giri del Quartetto Cetra che invoglierà un ascoltatore a rinunciare ad acquistare ristampe filologicamente corrette pur dello stesso genere. Anzi, da un po’ di tempo le case discografiche stanno ristampando tutta una serie di titoli che sono usciti quando già il vinile era stato messo in naftalina (inizio dei 90). Dischi di Ivano Fossati, Eros Ramazzotti e Francesco De Gregori che mai erano usciti in vinile all’epoca e che sono regolarmente disponibili in streaming, ora stanno conoscendo una nuova vita a 33 giri. Ecco l’idea per una nuova rubrica per «Vinile»: gli album usciti in Cd e mai stampati in vinile.

Testo a cura di Michele Neri.

La rubrica di Vito Vita è su Vinile, abbonati qui per non perdere un numero!

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