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Il karaoke: la tecnologia che ha fatto cantare il mondo

La voglia di cantare è senza tempo e non ha nazione. E il karaoke, invece?

C'è qualcosa di liberatorio nel cantare a una serata karoke in un pub pieno di gente. Grazie al karaoke (e forse aiutati da qualche bicchiere di vino) molti di noi sono stati in grado di lasciarsi andare e vivere una serata in totale spensieratezza cantando sulle note delle proprie canzoni preferite. Perché, diciamocelo, lo scopo del karaoke non è quello di intavolare performance degne di Céline Dion, ma di cantare a squarciagola senza preoccuparsi di azzeccare nemmeno una nota. 

Nonostante qualcuno sia convinto che a brevettare il primo karaoke sia stata proprio la ragazzina che vive nell'appartamento di fianco al proprio e che ogni giorno urla sulle note di I Will Always Love You con scarsi risultati, la verità è che la tecnologia legata al karaoke arriva da molto più lontano.

Prima di iniziare con la storia del karaoke, ecco una compilation di alcune famose scene di film nelle quali i protagonisti si sfidano a colpi di karaoke.

La prima macchina per karaoke venne inventata all'inizio degli anni 70 da un musicista giapponese, Daisuke Inoue, anche se si trattava solo di un prototipo e non si sapeva ancora come si sarebbe chiamata questa nuova tecnologia. La parola giapponese "karaoke" (カラオケ) si può dividere in due parti: "kara", ovvero vuoto e "oke", la forma contratta della parola orchestra. Ma perché chiamare una macchina "orchestra vuota"? Perché il nome venne dato quando un'intera orchestra scioperò lasciando un gruppo di soli cantanti sul palco a esibirsi con l'aiuto, appunto, di una macchina per karaoke con basi registrate.

L'idea di creare questo tipo di strumento è radicata nella tradizione giapponese che considera molto importante fornire dell'intrattenimento musicale ai propri ospiti durante pranzi e cene. 

Per fare in modo che questa prima macchina per karaoke potesse essere anche uno strumento adatto al mercato, il creatore dei primi esemplari li dotò di uno slot per le monete, come fossero dei jukebox grazie ai quali i clienti di hotel e bar potevano scegliere una determinata canzone e, dopo aver inserito una monetina, cantare sulle note della versione strumentale della stessa.

A partire dagli anni 80, il business prese piede e in tutte le maggiori città giapponesi nacquero dei veri e propri karaoke bar, come quelli che conosciamo ora, e la passione per il karaoke non si fermò al solo Giappone ma si espanse in tutto il mondo. 

Ovviamente, con l'avanzare della tecnologia, anche le macchine per il karaoke si adattarono, passando dall'essere essenzialmente dei lettori di musicassette all'utilizzare la tecnologia laser per leggere diversi supporti mostrando, contemporaneamente, le parole della canzone su uno schermo a tempo di musica, altra caratteristica principale del karaoke che, però, arrivò solo qualche anno dopo la messa a punto del primo prototipo.

Vi è venuta voglia di cantare? Oramai basta una breve ricerca sul web per trovare gran parte delle hit del momento in versione strumentale. Siete solo a un click di distanza da una serata di musica e divertimento.

Alessia Marinoni

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