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Lou Reed: quando i genitori lo sottoposero all’elettroshock

Furono anni bui quelli nei quali la psichiatria offriva l'elettroshock come cura a reali o presunti disturbi mentali. Ne fu vittima anche Lou Reed, l'angelo nero del rock.  

Ricordate quando le tendenze omosessuali o bisessuali erano considerate dei disturbi psichiatrici? Per fortuna i tempi sono cambiati e oggi – nonostante esistano ancora episodi di violenza a sfondo omofobo – non vengono più usati i trattamenti aggressivi di una volta per "curare" dei fantomatici disturbi. 

Una delle vittime di queste cure indesiderate fu proprio Lou Reed, il cantautore e chitarrista statunitense visto da molti come il Baudelaire del rock.

Nato nel 1942 da una famiglia ebrea in una cittadina fortemente puritana dello stato di New York, Lewis Allan Reed (detto Lou) si avvicinò fin da giovanissimo alla musica. Imitando gli artisti che passavano in radio, il giovane imparò a suonare la chitarra e questa sua vena artistica si accentuò sempre di più durante l'adolescenza quando, in particolare, iniziò ad appassionarsi alla musica rock. Bisogna contestualizzare questa sua passione che si infuocò negli anni 50, quando ancora il rock era largamente visto come pura trasgressione, musica satanica che avrebbe certamente portato ad atteggiamenti immorali

Bene, in questo contesto, Lou iniziò, come ogni adolescente, a esplorare la propria sessualità parlandone apertamente, il che preoccupò i suoi genitori. La preoccupazione diventò disperazione quando i comportamenti ribelli di Lou presero il sopravvento e si concretizzarono in unghie laccate e atteggiamenti che i genitori consideravano effeminati. Quando Lou dichiarò apertamente la sua bisessualità, nella sua famiglia medio-borghese alla preoccupazione subentrò la vergogna e la paura di essere rifiutati dalla società. 

A quel punto, i genitori di Lou decisero di proporre al figlio, ancora poco più che un ragazzino, di tentare la via della psichiatria in un centro di igiene mentale. Lou accettò, del tutto ignaro dei metodi coercitivi utilizzati in tali centri. 

Furono settimane strazianti: la mente di Lou fu duramente provata da più sedute di elettroshock alle quali venne sottoposto per "curare" la sua bisessualità. Dopo mesi di trattamenti, oltre al dolore, le conseguenze furono delle temporanee perdite di memoria che non gli permettevano nemmeno di leggere un libro perché, dopo poche pagine, già non ricordava più come fosse iniziata la storia.

Il ricordo di quel periodo non si affievolì mai e portò Reed a distanziarsi sempre di più dai propri genitori e a scrivere canzoni con parole d'odio nei confronti di chi aveva posto la propria figura pubblica davanti alle necessità di un figlio. 

Il brano più famoso su queste tematiche è, Kill Your Sons (dall'album SALLY CAN'T DANCE del 1974) nel quale Lou racconta le atrocità subite a causa dell'elettroshock. 

Il testo racconta di come gli psichiatri presso i quali Lou era in cura gli avessero promesso che l'avrebbero lasciato tornare a casa dopo diverse sedute di elettroshock. Quello che non gli avevano detto, però, è che sarebbe stato talmente male che perfino provare a leggere un libro sarebbe diventato frustrante per le continue perdite di memoria. 

All your two-bit psychiatrists are giving you electroshock.
They say, they let you live at home, with mom and dad instead of mental hospital,
But every time you tried to read a book you couldn't get to page 17 'cause you forgot, where you were.

Kill Your Sons fu una denuncia toccante che dimostrò, ancora una volta, come la combinazione di preconcetti e mentalità ristretta possa fare male.

Alessia Marinoni

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Alessia Marinoni
Tags: lou reed

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