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Sergio Endrigo e quel profondo legame con Mia Martini

Gianni Rodari, Pier Paolo Pasolini, Giuseppe Ungaretti... Le collaborazioni di Sergio Endrigo sono state innumerevoli. Tra le tante, non si può dimenticare quella con Mia Martini.

Nel 1976, il cantautore Sergio Endrigo aveva raggiunto l'apice della sua carriera. Aveva già pubblicato una delle sue canzoni più famose, Io che amo solo te, che negli anni è stata reinterpretata da artisti del calibro di Mina e Claudio Baglioni, e nel 1968 aveva vinto il Festival di Sanremo. Decise quindi di lanciarsi in una nuova sfida: realizzare un album in dialetto veneto, il celebre CANZONI VENETE

L'album, oggi difficilmente reperibile, si compone di diciotto brani. In due di questi Endrigo duettò con Mia Martini: Cecilia e O Dona Lombarda

Il cantautore ha raccontato il duetto con Mimì in un'intervista di Alessandro Wagner

Eravamo entrambi alla Ricordi, serviva una donna che interpretasse queste canzoni,   abbiamo duettato e in “O Dona Lombarda” e “Cecilia”. Con Mimì abbiamo avuto un ottimo rapporto.

Si tratta dunque di una collaborazione iniziata per caso, poiché entrambi lavoravano con la stessa casa discografica (anche se la Ricordi sarebbe stata abbandonata da Mia Martini poco tempo dopo l'incisione dei brani), ma che diede il via a un lungo rapporto di stima e amicizia

Ad accomunare Mia Martini e Sergio Endrigo fu anche qualcos'altro: entrambi vennero accusati di essere iettatori, il che, nel mondo della musica, corrispondeva come sappiamo a una maledizione. 

Le cause scatenanti per cui i due artisti si trovarono incollata addosso l'etichetta erano molto diverse. Nel caso di lei, ciò si dovette forse a un incidente stradale in cui restò coinvolta la sua band, a Cava de Tirreni, in Campania. Il giorno seguente, la stampa pubblicò le foto insanguinate degli spartiti della cantante. Una causa sufficiente a diffondere la superstizione: Mimì portava iella

Nel caso di Endrigo invece, come spiega la figlia di lui, Claudia, ciò si doveva in parte al suo aspetto:

Non un allegrone. Durante un servizio, un fotografo gli disse: e adesso sorrida, per favore. E lui: sono cinque minuti che sto sorridendo.

In parte, invece, la fama di iettatore del cantautore derivò da una serie di spettacoli di Alighiero Noschese, che interpretava Endrigo circondato da carri funebri, corone mortuarie e ballerine vestite da vedove. 

Anche le reazioni dei due di fronte all'accusa furono però molto diverse: Endrigo riuscì a risollevarsi e a recuperare la stima del mondo della musica: "Di’ a Noschese che se insiste con quelle imitazioni gli spacco la faccia"

Per Mia Martini, invece, le cose non andarono altrettanto bene. Si lasciò abbattere dalle dicerie, sprofondando nella solitudine. Ricorda Endrigo: 

Impresari, discografici, colleghi: molti sogghignavano partecipando a quel gioco circolare di calunnie dettagliate, altri si dimostravano realmente impauriti dal contatto anche soltanto visivo con quella povera ragazza macchiata come dispensatrice di calamità... Per un artista equivale alla morte civile. 

La stessa situazione viene descritta anche da Mimì, che ha raccontato spesso di porte sbattute in faccia, persone che la temevano e addirittura di un manager che la scongiurò di non partecipare a un festival, per timore che in sua presenza accadesse una qualche disgrazia. 

Endrigo tentò sempre di risollevare Mimì dall'emarginazione in cui era caduta, come ha ricordato anche (non senza nascondere la rabbia nei confronti di tali superstizioni) nel 2003, in un'intervista con Michele Bovi, caporedattore della Rai:

L'episodio narrato da Endrigo nel video è esemplare: Mia Martini è seduta a un tavolo, da sola, e il cantautore è l'unico di tutti i presenti che le si avvicina e le si siede accanto. Lui, che è passato per la stessa gogna, sa bene cosa prova la cantante, e vorrebbe aiutarla a risollevarsi

Cercavo di trasmetterle solidarietà, l'affetto per l'essere umano fragile, la stima per l'artista tangibile. Al ritorno da uno dei miei periodici viaggi in Brasile le feci conoscere una canzone che sembrava scritta per la sua voce: 'Milho Verde'. Le piacque, la incise: un'esecuzione soave e delicata come una farfalla rosa.

(Vi abbiamo parlato di Milho Verde qua)

Tuttavia, come tutti sappiamo, se Endrigo riuscì a trovare la forza per opporsi alle dicerie, l'epilogo di Mia Martini fu molto diverso. Quella voce che, nonostante l'emarginazione, incantò ancora una volta l'Italia con Almeno tu nell'Universo si spense per sempre nel 1995.

Ilaria Aceto

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Ilaria Aceto

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