C'è stato un tempo in cui di hit non si poteva ancora parlare. Almeno, non sulla carta. Poi arrivò il 1940 e la rivista settimanale statunitense «Billboard» pubblicò per la prima volta la classifica dei brani più ascoltati della settimana appena trascorsa. Una vera e propria lista con le canzoni più in voga del momento, che ogni americano poteva allora ascoltare ovunque.
La storia di quella che viene considerata oggi a buon diritto come la rivista regina delle classifiche musicali comincia in realtà molto prima del 1940. «Billboard» nasce infatti, con il nome di «Billboard Advertising» e una periodicità mensile, nel 1894 a Cincinnati. Porta la firma di William Donaldson e James Hennegan, ha solamente otto pagine ed è dedicata per lo più al gossip e alla pubblicità.
Nei primi anni del 1900 si trasforma: diventa settimanale, aggiunge articoli dedicati all'attualità e alle ultime notizie e si apre molto di più al genere dell'intrattenimento all'aperto, come fiere, carnevali, circhi, vaudeville e burlesque.
Il 4 gennaio 1936, la svolta. «Billboard» pubblica la sua prima classifica e solo qualche anno dopo, il 20 luglio 1940, la prima Music Popularity Chart, dedicata ai singoli più venduti della settimana.
Da quel 20 luglio a oggi si perde il conto delle classifiche stilate da «Billboard», che ha visto proprio nelle charts, accurate come non mai, la sua crescente popolarità.
La Billboard Hot 100 venne pubblicata per la prima volta nel 1958, come elenco dei cento singoli più ascoltati negli Stati Uniti. Seguì la Billboard Hot Latin 100 che, come prevedibile, include le cento canzoni più ascoltate nei paesi latino-americani. Non mancò la Billboard 200, dedicata ai duecento album più venduti, sempre in terra statunitense. Poi, la Hot Dance Club Play, che include le canzoni più popolari nelle discoteche. Ma anche le Pop Songs, Radio Songs e persino le Christian Songs.
Ma qual era il singolo in vetta quel 20 luglio 1940? I’ll never smile again di Tommy Dorsey, che rimase al primo posto per ben dodici settimane.
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